GIULIA, DUE ANNI DOPO: ABBIAMO IMPARATO LA LEZIONE?
Gino Cecchettin parla, di fronte alla commissione parlamentare d'inchiesta sui femminicidi, nel giorno in cui ricorre il secondo anniversario dalla morte di sua figlia, Giulia. Era l'11 novembre del 2023, quando Filippo Turetta rapiva e uccideva, tra Fossò e Vigonovo, la sua ex fidanzatina, quella ragazza dolce e solare che voleva lasciarlo, perché lui era diventato geloso e ossessivo. La vicenda giudiziaria ha fatto il suo corso: Turetta, oggi, sconta l'ergastolo che venerdì mattina diventerà definitivo anche per i tribunali italiani, dopo la ratifica davanti alla Corte d'assise d'Appello di Venezia. Di Giulia Cecchettin invece rimane il ricordo, perché nella lotta alla violenze di genere la sua storia è stata lo spartiacque tra un prima e un dopo. Dopo quella tragedia, sono cambiati la legge e il codice rosso: il braccialetto elettronico è diventato obbligatorio, nei casi di denuncia, mentre prima era a discrezione del magistrato. È cambiata la visione di come la cultura del rispetto dev'essere insegnata alle giovani generazioni. Una battaglia che Gino porta avanti, come nucleo fondante della Fondazione che di sua figlia Giulia porta il nome, nonostante i primi a mettere i paletti all'opera di educazione all'affettività siano i membri del Governo - a cominciare dal ministro dell'Istruzione - che con una mano firma accordi, e con l'altra sostiene che l'Italia non sia patriarcale e che quell'educazione non sia necessaria.
Oltre all'educazione, bisogna fare di più, sostiene Gino Cecchettin: a cominciare dai centri antiviolenza sul territorio, che sono troppo pochi e non riescono a dare adeguato supporto, intasati come sono dalle troppe richieste. In molte città Giulia è stata ricordata: a Roma, con un flash mob sulle scale dell'università La Sapienza. Al Portello, quartiere studentesco di Padova intorno agli istituti invece, gli studenti dell'Università padovana - Giulia venne uccisa quand'era ormai ad un passo dalla laurea in ingegneria - si sono radunati per commemorarla con un minuto di rumore. Anche stavolta, come due anni fa, e come l'anno scorso. Il suo ricordo non si è ancora spento.