L'AUTOSTRADA MAI FINITA SU CUI SI CONTINUA A MORIRE
Cinque incidenti condensati in poche ore e pochi chilometri, tra le otto del mattino e le quattro del pomeriggio. Coinvolti diversi mezzi pesanti e anche alcune auto.
E’ successo martedì lungo l’autostrada A4, in quello che ormai è conosciuto come il tratto maledetto tra Portogruaro e San Donà di Piave, che molte vittime ha mietuto nel corso degli anni.
E così ancora una volta nel mirino ci finisce la terza corsia, ancora non completata nei 24 chilometri compresi tra Portogruaro e San Donà di Piave. L’unico tratto che ancora manca nell’intero tracciato di 95 chilometri tra Quarto d’Altino e Villesse, ma il costo non è irrilevante: più di 800 milioni di euro, che salirebbe a un miliardo se si considerano anche casello e bretella a San Stino di Livenza.
Intanto sono in realizzazione dieci cavalcavia propedeutici proprio alla terza corsia, che dovrebbe essere completata tra il 2026 e il 2027.
Dall’anno scorso la concessionaria di quel pezzo di autostrada è Autostrade Alto Adriatico, subentrata ad Autovie Venete.
Che ora, appunto, dovrà scrivere la parola fine su una vicenda che si trascina da troppo tempo: il maxi piano per dotare di terza corsia i 95 km tra Quarto d’Altino e Villesse risale al 2005, e già allora si arrivava in ritardo.
Si tratta comunque solo del caso più significativo: perché oggi gli occhi sono puntati anche sul tratto della A4 tra Brescia e Padova che più che mai avrebbe bisogno di una quarta corsia. Stiamo parlando di uno dei tratti più trafficati d’Italia, 146 km su cui transitano quasi centomila veicoli al giorno, di cui circa il 30% sono mezzi pesanti. Il progetto per la quarta corsia è mastodontico: 3 miliardi e mezzo di euro e circa dieci anni di lavoro.
Eppure per A4 Holding la società che gestisce l’autostrada Brescia-Padova, controllata dalla spagnola Abertis, il cui principale azionista è Mundys della galassia Benetton, è stato un 2022 da record, con ricavi per quasi 450 milioni di euro.
Famiglia Benetton che giusto due anni fa, era il 5 maggio 2022, aveva concluso la vendita di Autostrade per l’Italia a Cassa Depositi e Prestiti. Un’operazione da circa 8 miliardi di euro cominciata all’indomani del crollo del ponte Morandi di Genova, costato la vita a 43 persone.
A conti fatti un’operazione brillante per il Gruppo, altro che revoca delle concessioni come richiesto dal Movimento 5 Stelle.
Poco più di una ventina d’anni di gestione in cui i soci privati di Autostrade, a fronte dei 14 miliardi di euro incassati, ne hanno investiti solo 2,5. Chi lo sa quante vite si sarebbero potute salvare se solo ne fosse stato speso qualcuno in più.