BRUGNARO TRA GLI INDAGATI CON IL NOME DI UN PAPA
Per tenere segrete le indagini, lo avevano iscritto nel registro degli indagati utilizzando il nome di un ex Papa, Sabiniano Miranese, vissuto nel VI secolo d.C.
Solo che in questo caso sarebbe nato a Morterone, in Lombardia, nel 1970.
In realtà la Procura si riferiva al Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Su cui, si scopre leggendo le carte, gli inquirenti indagavano già dall’aprile 2022 in merito alle trattative con il magnate di Singapore Chiat Kwong Ching per la vendita dell’area dei Pili.
E nomi e date fittizie la Procura li aveva messi anche per lo stesso Mister Ching e per Morris Cerron e Derek Donadini, rispettivamente capo e vice capo di Gabinetto.
Obiettivo, come detto, quello di assicurare la segretezza delle indagini. Che si trattasse di generalità fasulle ne era a conoscenza solo il giudice per le indagini preliminari. Le ipotesi di reato corruzione, turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio – in quest’ultimo caso solo per il Sindaco.
Secondo l’accusa Brugnaro, proprietario con una delle sue società dell’area dei Pili, acquistata nel 2006 per 5 milioni di euro, avrebbe condotto in prima persona, e in evidente conflitto di interessi, le trattative per la vendita dell’area al magnate di Singapore per una cifra di circa 150 milioni di euro promettendo una variante urbanistica e il raddoppio dell’indice di edificabilità.
Sul punto Brugnaro, nel consiglio comunale dello scorso 2 agosto, aveva risposto così.