CONGEDO DI PATERNITÀ: C’È ANCORA MOLTO DA FARE
Il 19 marzo ricorre la festa del papà, occasione per riflettere sull’importanza e sul coinvolgimento dei padri nella vita familiare.
Perché, se un tempo la gestione della casa e la cura dei figli erano appannaggio della donna, oggi il paradigma è cambiato ed è opinione comune che i padri possano (anzi, debbano) aiutare le compagne a conciliare vita familiare e lavoro.
Uno degli strumenti per aiutare i padri in questi compiti è il congedo di paternità che permette anche agli uomini di stare a casa dal lavoro per qualche giorno all’arrivo di un figlio.
Il congedo è di 10 giorni obbligatori e uno facoltativo ed è fruibile tra i due mesi precedenti e i cinque successivi al parto. Il rapporto di Save the Children pubblicato per la festa del papà, indica Vicenza come prima città in Veneto e seconda in Italia per numero di congedi parentali usufruiti.
I risultati rispetto al 2013 sembrano positivi visto che si registra un uso triplicato del servizio, ma la strada da fare è ancora molta.
Infatti, quello che dovrebbe essere un diritto per tutti i lavoratori, ad oggi è utilizzato solo da una fascia ristretta di uomini: chi ha più di 30 anni, vive al Nord, lavora in imprese di media-grande dimensione con un contratto di lavoro stabile e un reddito medio-alto.
Il problema però è che il congedo non è equiparato a quello di maternità, al punto che molti datori di lavoro nemmeno lo riconoscono.
Già questo, tra l’altro, potrebbe ridurre le disparità di genere sul lavoro visto che ancora oggi molte donne non vengono assunte per il rischio che poi rimangano incinte.
Pagare il congedo anche ai padri renderebbe più facile occuparsi del neonato e non costringerebbe le donne a mettere in pausa – o addirittura rinunciare – alla loro carriera.