Nel giorno in cui partono ufficialmente i colloqui fra le delegazioni di Russia e Ucraina, la macchina dell'accoglienza si mette in moto in tutta Europa. La guerra nucleare evocata da Putin rimane uno spettro su tutto il continente, ma mentre nelle città ucraine si continua a combattere, a Gomel, cittadina della Bielorussia, hanno preso il via i negoziati diplomatici: Kiev chiede il cessate il fuoco e il ritiro degli occupanti, ma dalla parte opposta del tavolo per ora nessuna replica. “Vogliamo l’Ucraina dentro l’Unione Europea”, ha detto Ursula Von der Leyen, ma anche in questo caso la grande incognita è come reagirebbe Vladimir Putin all’accoglimento a Bruxelles della richiesta d’aiuto formulata dal Zelensky. Nel frattempo, mentre si combatte sul campo e si discute fuori, si è già concretizzata la fuga di almeno mezzo milione di ucraini verso l’Europa: lunghe code verso i confini della Romania, 25 chilometri di attesa al varco con la Polonia. Donne e bambini vengono fatti attraversare, gli uomini vengono rimandati a casa, per chiamarli alle armi a difesa della nazione.
Chi è riuscito a lasciare l'Ucraina già nei giorni scorsi, in alcuni casi ha già raggiunto altri paesi d'Europa, trovando l'ospitalità di parenti, amici o conoscenti: anche nel padovano, le prime famiglie ucraine sono arrivate alla spicciolata tra sabato e domenica. Ma è solo il primo passo, di una nuova, vera emergenza umanitaria che è ancora solo agli inizi.
Martedì mattina, a Padova è convocato in prefettura il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica chiamato a decidere il piano di accoglienza, come avvenne durante l'emergenza afghana. Al tavolo del Prefetto Grassi, oltre alle forze dell'ordine, siederanno le istituzioni cittadine e provinciali, chiamate ad allestire il piano per gestire l'accoglienza dei profughi ucraini sul territorio.
I primi, ad arrivare in gran numero nel padovano, saranno un gruppo di bambini che hanno lasciato nelle ultime ore l'orfanotrofio che li ospitava in Ucraina, e hanno raggiunto la Polonia: da qui, grazie all'aiuto della onlus "L'Isola che non c'è" di Teolo saranno portati, con due pullman partiti domenica da Padova, al Seminario minore di Rubano, dove la Diocesi ha messo a disposizione i propri spazi per l'accoglienza dei bambini e dei ragazzi in arrivo. La grande macchina degli aiuti nelle ultime ore è riuscita a fornire alla struttura tutti i materiali di cui aveva bisogno per le prime necessità, e per ora non c'è più bisogno di alcuna donazione, fa sapere la curia padovana.