Sono 2.462 i profughi ucraini presenti attualmente nel Padovano, ma gli arrivi in provincia, per lo meno negli ultimi giorni, stanno cominciando a rallentare il loro ritmo. Numeri che, nel giro di un mese, sono comunque quasi raddoppiati: erano 1.293 alla fine di marzo, oggi poco meno di 2.500.
La maggior parte di questi, come precisato dal Prefetto Grassi in occasione, mercoledì pomeriggio, dell’ultima cabina di regia provinciale sulla crisi umanitaria, è ancora accolta in casa da parenti, amici, conoscenti, connazionali o famiglie padovane: più di duemila, per la gran parte donne e bambini, sono coloro che hanno subito incontrato la solidarietà dei residenti.
Altri 392, sono invece ospitati nei Centri di accoglienza straordinaria, mentre altri 59 hanno trovato spazio nell’hub di Monselice, che però presto dovrebbe essere svuotato. L'intenzione del prefetto Grassi è quella di svuotare a poco a poco l’ex ospedale monselicense, e di far confluire i profughi nella rete dei Cas, il cui ampliamento prosegue e si sta dimostrando un esempio virtuoso per tutto il Paese.
Nel capoluogo della Bassa Padovana, ci sarebbero ancora un centinaio di posti liberi per eventuali necessità, mentre altri 7 ucraini sono ospitati al Covid Hotel. Ben 148, invece, sono i minori non accompagnati, il cui arrivo impone ovviamente una gestione e una tutela ancora più complesse.
Padova, in ogni caso, risponde presente. E lo farà anche venerdì, quando dal magazzino della Protezione Civile di Corso Australia partirà, alla volta dell’Ucraina, il primo carico di aiuti umanitari donati dai cittadini padovani.