In una settimana, in Italia si sono registrati oltre 255 mila nuovi casi di positività al Coronavirus: un balzo del 55 per cento in più rispetto a solo sette giorni fa: lo rileva il monitoraggio periodico della Fondazione Gimbe, che lancia l’allarme anche3 sui posti letto ospedalieri: i ricoveri ordinari crescono del 14,4% e le terapie intensive del 12,6%.
In 105 province italiane si registra un incremento percentuale dei nuovi casi, e il Veneto, che con i suoi 1.055 attuali positivi ogni centomila abitanti si posiziona appena al di sotto della media nazionale, non può dormire sonni tranquilli.
Qui gli attuali positivi tornano sopra a quota 50 mila, con oltre seimila nuovi contagiati nel bollettino di Azienda Zero della mattinata del 23 giugno. Continua la crescita dei posti letto occupati in area medica, 32 in più nell’arco delle 24 ore precedenti, mentre rimane sostanzialmente invariato il numero delle terapie intensive, a fronte però di altri 8 decessi. È l’effetto delle due sottovarianti di Omicron che oggi predominano sul territorio, la BA4 e la BA5, dagli effetti clinici più moderati ma molto più contagiose: con i momenti di aggregazione, anche di massa, tornati in auge dopo due anni di restrizioni, scoppiano i primi focolai circoscritti, come nel caso della Basilica del Santo di Padova dove, dopo le celebrazioni della Tredicina, una decina di frati si è riscoperta positiva al covid, pur con sintomi lievi o nulli per quasi tutti. Ma non può lasciare indifferenti – avverte l’Ordine dei medici di Padova – il fatto per la prima volta ci ritroviamo in un periodo di libertà quasi totale, in corrispondenza di una risalita del virus che all’inizio dell’estate, nei due anni precedenti, non si era mai riscontrata.
Più crescono i contagi, più rischiano di venir meno i servizi essenziali. Nohn è stato facile, reperire in fretta e furia commissari sostitutivi per gli esami di maturità che rimpiazzassero i colleghi rimasti a casa in quarantena all’ultimo momento. E in questo senso, fa discutere anche la decisione dell’Università di Padova: il Senato Accademico ha stabilito che dal prossimo semestre la modalità duale andrà definitivamente in soffitta, abolendo ogni forma di didattica a distanza anche per gli studenti che saranno costretti loro malgrado dal virus tra le mura di casa. Ma il problema clinicamente più grande, in prospettiva, è che mentre i contagi crescono e anche i ricoveri tornano a salire, le vaccinazioni dei più fragili restano ferme al palo: con la somministrazione della quarta dose di vaccino si potrebbe evitare che fragili e over 80 finiscano in ospedale, ma ad ora l'ha fatta solo il 20% di loro e nessuno sembra curarsene più di tanto, e le somministrazioni procedono a passo di lumaca.
Per ora, gli ospedali reggono dal punto di vista dell’occupazione dei posti letto. Ma tra poco, si aprirà una nuova crisi, perché – come ogni estate – le corsie stanno per svuotarsi di medici e infermieri in ferie. Una circostanza che di solito dimezza il personale, rendendo inutilizzabile mediamente un letto su tre: una carenza che va ad aggiungersi alla cronica mancanza di personale.
Nei prossimi quattro anni, dei circa 3.100 medici di famiglia in veneto, un migliaio andrà in pensione e verrà rimpiazzato – si fa per dire – dai circa 350 medici attualmente in formazione. Significa un crollo di un terzo dei medici di base: e da qui al 2026, avvertono gli ordini professionali, un milione di veneti rischia di rimanere senza il proprio medico.