Ricordiamo tutti l’alluvione che ha colpito il Veneto nel 2010 che ha coinvolto 130 comuni di tutte le provincie ed ha allagato 140 km² di territorio.
Sono caduti 297 millimetri di pioggia in 24 ore e mezzo Veneto è rimasto allagato, 10 anni dopo nel 2020 con 345 millimetri di pioggia solo due zone del Veneto hanno avuto problemi. Questo modo totalmente nuovo e più preparato nell’affrontare fenomeni meteorologici importanti e di mitigazione del rischio è dovuto agli investimenti. Il piano di opere previste nella nostra Regione vale 3,5 miliardi di euro, il 40 percento di queste è stato realizzato con oltre 2 mila cantieri.
I bacini di laminazione sono tra le strutture più preziose per scongiurare il rischio di alluvioni, ma devono essere usate nel modo giusto: servono a sgonfiare i corsi d’acqua durante le piene, ma non rappresentano l’unica misura, gli argini devono poter reggere e non crollare ad esempio.
Nella nostra Regione sono 23 i bacini di laminazione pianificati, di questi 4 sono stati collaudati e finiti, altri 4 sono operativi dal punto di vista idraulico. Il loro compito è quello di gestire il flusso d'acqua del fiume durante le piene accogliendolo in vasche artificiali. In questo modo si impedisce al fiume di ingrossarsi a tal punto da uscire dal suo alveo e dunque esondare, provocando disastri come quelli dell’Emilia Romagna.
Il Veneto dopo il 2010 si è dunque mosso per tempo, costruendo bacini di laminazione in posizioni strategiche, grazie ai cospicui fondi stanziati dal piano di protezione.