Scontri tra Polizia e manifestanti nel giorno del trentunesimo anniversario della strage di Capaci, che costò la vita al giudice Falcone, alla moglie e ad altri tre agenti della scorta, uccisi da un attentato di Cosa Nostra.
Succede a Palermo, dove sindacati, studenti e alcune associazioni antimafia propongono un corteo alternativo a quello “ufficiale” promosso dalla Fondazione Falcone. Un corteo autorizzato dalla Questura ma “limitato” nei tempi e negli spazi per evitare che si unisse a quello che ogni anno, alla presenza delle autorità, raggiunge l’Albero di Falcone.
Per questo il corteo alternativo, circa duemila partecipanti, una volta partito dall’Università si sarebbe dovuto sciogliere a poche centinaia di metri dall’Albero di Falcone, dove si trovavano le altre persone che stavano partecipando al corteo ufficiale.
Ma è stato in quel momento che i manifestanti sono venuti a contatto con gli agenti antisommossa. Il risultato? Urla, spintoni, qualche manganellata, insomma, momenti di alta tensione.
Gli organizzatori della contro-manifestazione denunciano di essere stati avvisati solo all’ultimo sulle limitazioni, e per di più di averlo saputo solo a voce.
E allora ci si chiede perché, nel giorno in cui si ricorda la morte di un eroe antimafia, ad alcuni cittadini venga vietato di raggiungere l’albero cresciuto davanti alla casa di Falcone. Forse per quel “Fuori la mafia dallo Stato” intonato dai manifestanti, o forse per lo striscione “Non siete Stato voi, ma siete stati voi” che apriva il corteo.
In Italia, sulle presunte negoziazioni tra esponenti delle istituzioni e rappresentanti di Cosa Nostra per porre fine alle stragi del biennio ‘92-’93 in cambio di favori alla mafia, c’è stato un processo durato dieci anni.
Nel 2023 la Corte di Cassazione ha confermato l'assoluzione degli esponenti istituzionali (tre ex vertici dei Ros e l’ex senatore Marcello dell’Utri) e dichiarato l'avvenuta prescrizione dei boss mafiosi imputati. Una sentenza che ha fatto molto discutere.