Interventi di:
– Riccardo Nanni, Amnesty International
– Giulia Sudano, già Presidente Associazione Orlando
– Gianni Del Pianta, ricercatore – Scuola Normale di Firenze
Patrick Zaki, prigioniero senza ragione
E’ passato esattamente un anno da quando Patrick Zaky è stato arrestato.
Zaki è uno studente egiziano dell’Università di Bologna.
E’ stato arrestato al Cairo il 7 febbraio 2020 con un mandato di cattura risalente al 23 settembre 2019 mentre stava tornando a casa per andare a trovare la famiglia a Mansura.
Per 20 ore di lui non si saprà nulla sarà Amnesty International a lanciare l’allarme.
In quel lasso di tempo lo studente è stato torturato è picchiato anche con scariche elettriche in un interrogatorio di 17 ore per poi essere portato in carcere a Mansura.
Le accuse a Patrick Zaki
Le accuse nei confronti di Zaki sono di aver pubblicato notizie false con l’intento di disturbare la pace sociale di aver incoraggiato le proteste contro l’autorità pubblica il rovesciamento dello Stato egiziano.
Ad essere incriminati sono alcuni post su Facebook che gli avvocati dello studente sostengono essere falsi.
Le prime udienze del processo si sono tenute solamente a luglio del 2020, cinque mesi dopo l’arresto, le sentenze sono sempre per il rinnovo della detenzione.
L’ultima sentenza risale al 1 febbraio scorso, con un altro rinnovo della detenzione cautelare per 45 giorni.
La repressione del regime.
Dalla Rivolta del 2011, che ha destituito il presidente Mubarak, gli egiziani vivono sotto governi repressivi.
Anche dopo la destituzione dell’ex presidente Mohamed Morsi nel 2013 le autorità egiziane hanno intrapreso una censura sempre più violenta nei confronti dei difensori dei diritti umani e dei diritti civili e politici.
Sono migliaia i cittadini egiziani, tra i quali molti giornalisti studiosi politici e studenti, che sono stati incarcerati arbitrariamente e spesso con accuse penali abusive o attraverso processi farsa, sottoposti a maltrattamenti o torture.
Con una risoluzione il parlamento europeo ha condannato l’Egitto per il rispetto dei diritti umani, per i casi di Giulio Regeni e di Patrick Zaki.
Per questo le autorità egiziane sono chiamate a collaborare con la giustizia italiana per fare luce sul caso del ricercatore italiano ucciso nel 2016 e per la scarcerazione immediata dello studente dell’università di Bologna.
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