Napoleone Bonaparte, quarto di 12 fratelli, nasce nel 1769 in Corsica, ad Ajaccio, da genitori di origini toscane. A 5 anni, viene iscritto in un scuola per l’infanzia dove studia per 4 anni con l’abate Recco imparando a scrivere e contare.
Ospiti della puntata:
- Ing. LIVIO SIMONE – Pres. Associazione Napoleonica d’Italia
- Prof. PATRIZIO ZANELLA – docente di Storia – giornalista – ricercatore e divulgatore storico
- Avv. GIORGIO SUPPIEJ – storico di Venezia – Pres. Ass. Arzanà Venezia
- Prof. GIORGIO CESARALE – doc. Filosofia Politica – Univ. Cà Foscari Venezia
- Prof. MARCO CHINAGLIA – Storico – studioso – docente di Storia e Filosofia
L’infanzia di Napoleone Bonaparte
L’abate è solito dividere i suoi allievi in Romani e Cartaginesi. Li mette in competizione tra loro e quando Napoleone finisce tra i Cartaginesi si ribella, obbligando il fratello Giuseppe, che frequenta la stessa scuola, a cedergli il ruolo di romano. Detesta essere tra i perdenti.
Solitario e melanconico, non disdegna però mettersi a capo di una banda di coetanei per fingere una battaglia.
A 10 viene ammesso alla Scuola reale militare di Brienne-le-Château, nel nord della Francia.
Per migliorare il suo francese e prepararsi alla scuola, prima aveva dovuto frequentare per alcuni mesi il collegio di Autun. I suoi studi erano stati finanziati grazie ad una borsa di studio di duemila franchi.
Per Napoleone, soprannominato Nabulio, fu un momento delicato.
Dal carattere arrogante, parlava con un pessimo accento, si sentiva uno straniero e si trovava malissimo con i compagni di collegio.
Ad Autun, in Borgogna, collegio gestito da frati francescani, rimane 4 mesi, il tempo necessario per imparare decentemente il francese.
Il suo preside, l’abate Chardon, lo ricorda come: “un giovane dal carattere riflessivo e cupo. Non aveva amici e se ne andava in giro da solo. Era capace e imparava in fretta. Se veniva ripreso rispondeva con un tono freddo: “Lo so, signore”.
Napoleone frequenta la scuola militare.
Avendo acquisito una conoscenza accettabile del francese, nell’aprile del 1779, a quattro mesi dal suo decimo compleanno, Napoleone entra alla scuola militare reale di Brienne-le-Château.
Napoleone ancora non si considerava e non si sentiva francese.
Viveva con disagio la convivenza con i suoi compagni di corso per la maggior parte appartenenti a famiglie dell’aristocrazia. Era deriso per il suo nome e per la sua provenienza. Per l’aspetto fisico e per la condizione sociale. L’accusa di essere uno straniero lo perseguiterà per tutta la vita.
E’ la prima volta lontano dalla famiglia, a pesargli non è solo la mancanza di mezzi, di cui si lamenterà col padre in più occasioni, ma anche la derisione di cui è fatto oggetto e il conseguente senso d’inferiorità sociale. Uno stato d’animo che forse solleciterà ancor di più il desiderio di rivalsa del giovane studente.
Dopo 5 anni , nel settembre del 1784, Napoleone ottiene un posto presso la “Scuola Militare” di Parigi dove resterà solo un anno.
Nel 1785, a 16 anni, viene promosso sottotenente d’artiglieria e prende servizio come luogotenente a Valenza nel sud est francese.
Napoleone però ancora detestava i francesi, sostenendo la causa dell’indipendenza della Corsica, ceduta dalla repubblica di Genova alla Francia un anno prima della sua nascita. Come avviene per tanti stranieri ancora oggi, Napoleone fu deriso, guardato con sospetto, odiato e non accettato da molti ma proprio la sua condizione di emigrante e l’ambizione lo porteranno poi a regnare su mezza Europa.
Napoleone e i Rothschild
“Siete nudi e mal nutriti. Il governo ha con voi molti obblighi e nulla può fare per voi. La pazienza, il valore mostrato fra queste montagne sono mirabili, ma non vi procacciano gloria, né illustrano il vostro nome. Io vi condurrò nelle più fertili pianure del mondo; città grandi, doviziose province, verranno colà, in vostra mano; colà troverete onore, gloria, ricchezze …E’ il denaro che fa la guerra”.
Con queste parole Napoleone ai suoi soldati a Nizza prima di iniziare la campagna d’Italia.
Era 1796, la Francia era in piena rivoluzione, c’era un nuovo governo e mancavano i soldi, anche per pagare l’esercito. C’era fame di denaro e per recuperarlo bisognava andare dove questo era custodito.
Iniziò così l’offensiva contro l’Austria, attaccata sia nell’Europa centrale sia in Italia, terra di repubbliche e ducati ricchi di tesori e di inestimabili opere d’arte. E proprio dalla campagna in Italia Napoleone ne uscirà arricchito.
E’ qui che recupera il denaro che poi gli servirà a finanziare la campagna d’Egitto dove porterà con sé anche i ducati veneziani. Napoleone, da semplice ufficiale diventà così un condottiero in grado di muovere grandi interessi.
Le guerre e il denaro interessano anche le famiglie di banchieri tanto che la famiglia Rothschild ne aveva fatto il motto di famiglia:
“La nostra politica è quella di fomentare le guerre, dirigendole in modo che tutte le Nazioni coinvolte sprofondino sempre più nel loro debito e quindi sempre più in nostro potere”. Non si facevano distinzioni, si facevano affari con tutti: vincitori e vinti, provocatori e provocati. Il periodo napoleonico sarà per loro una grande opportunità per arricchirsi.
A Parigi operava James Rothschild in collegamento con tre suoi fratelli che avevano sedi bancarie a Francoforte, Vienna e Londra.
James fu incaricato da Napoleone di smerciare le migliaia di lingotti d’oro che erano stati sottratti al Banco di San Giorgio a Genova e ricavarne valuta pregiata e ne ricaverà un ingente guadagno.
L’istituto genovese era la prima Banca della storia europea. Aveva in custodia depositi della corona francese e l’oro accumulato da Cristoforo Colombo durante i suoi viaggi.
La banca era riconosciuta in tutti i paesi europei, godeva di extraterritorialità e rappresentava una concorrente per la famiglia Rothshild.
Genova era stata occupata dai francesi proprio per metter fuori combattimento e depredare quello che costituiva il principale rivale dei Rothschild.
Grazie a questa operazione James Rothshild aveva improvvismanete moltiplicato la sua ricchezza e la sua influenza.
Dal marzo 1810 poi si trasferì a Parigi in modo definitivo e gli affari con l’Imperatore diventarono quotidiani.
A Londra invece operava il fratello Nathan Rothschild.
Nathan aveva in mano gli aiuti economici agli Stati alleati. In pratica gestiva i trasporti segreti dell’oro che servivano a finanziare gli eserciti in Europa.
Presta soldi a tutti, alla Francia di Napoleone così come all’Inghilterra. Diventa l’uomo di fiducia del duca di Wellington, l’artefice della vittoria su Napoleone e Waterloo.
Su questa battaglia si dice che Nathan, grazie a una rete d’informazione capillare, abbia fatto una speculazione diffondendo una falsa notizia.
E cioè la voce che a Waterloo avesse vinto Napoleone e iniziando a vendere i titoli del debito pubblico inglese in suo possesso. Una volta crollato il valore dei titoli li aveva quindi ricomprati nel momento in cui giungeva la notizia della vittoria di Wellington.
Una speculazione che portò ulteriori ricchezze ai Rothshild. Quindi la guerra come fonte di guadagno: per chi la fa e la vince e per chi la finanzia. Nasce l’economia di guerra.
La caduta di un dittatore.
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Ermanno Chasen e Tullio Trivellato