ALEX MARANGON, LA SVOLTA: CAMBIA L'IPOTESI DI REATO
C'è una prima svolta, nell’inchiesta sulla morte di Alex Marangon, il 25enne veneziano deceduto nell'estate del 2024 nei pressi dell'abbazia di Vidor, dopo aver partecipato ad un rito sciamanico.
Una svolta che arriva grazie alla tenacia e alla perseveranza dei suoi genitori, decisi da 14 mesi a cercare la verità nel mezzo di una cortina fumogena. Dopo l'esposto dei familiari del giovane, la querela è stata accorpata ad un unico fascicolo che ora come capo di accusa reca la dicitura “Morte come conseguenza di altro reato” e non più “Omicidio volontario”. Un passaggio che può sembrare semplicemente tecnico, ma che ai fini investigativi assume un'importanza vitale. Ora si procede, infatti, come richiesto espressamente dai familiari della vittima, contro gli organizzatori dell’incontro di Vidor per il reato di “cessione di sostanze stupefacenti”. La convinzione è che Alex, prima di morire cadendo da un dirupo di una quindicina di metri sul Piave, durante il rito che si stava svolgendo nella vecchia abbazia abbia assunto l’ayahuasca, una tisana di erbe allucinogene che in Italia è vietata. Sostanza che qualcuno deve per forza aver portato al rito, commettendo quindi un reato a seguito del quale lo stato psicofisico di Alex Marangon è stato stravolto, portandolo alla morte. La denuncia dei genitori è arrivata contro l’organizzatore del rito e la sua compagna, i due curanderi sudamericani che lo presiedevano e la contessa proprietaria dell’abbazia. Essendo tutto coperto da segreto istruttorio, non si sa se i cinque o solo alcuni di loro siano formalmente indagati, ma i loro nomi sono i primi a comparire nella querela, ora agli atti.
Oltre a chiedere alla Procura di non smettere, però, di cercare prove del fatto che Alex non si sia buttato nel dirupo da solo, cosa di cui i genitori sono fermamente convinti, la famiglia ha anche chiesto una revisione dell'autopsia sul copro del giovane. C'erano dei segni sul volto e al costato che potrebbero far pensare a dei colpi ricevuti, prima della caduta fatale. Il pubblico ministero ha quindi chiesto ai carabinieri una seconda relazione, per fugare così ogni dubbio, dopo che nella prima informativa i l'Arma aveva escluso categoricamente che Alex fosse stato aggredito. Nemmeno il medico legale, alla fine, aveva sposato la linea delle percosse. ma un piccolo margine è sempre rimasto aperto, ed è quello in cui la famiglia di Alex oggi pretende massima chiarezza.