BORASO TORNA LIBERO DOPO 14 MESI
Dopo quattordici mesi tra carcere e arresti domiciliari, Renato Boraso è di nuovo un uomo libero. L’ex assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, arrestato il 16 luglio 2024 nell’ambito dell’inchiesta Palude, ha ottenuto dalla giudice per le udienze preliminari Carlotta Franceschetti la revoca della misura cautelare, su richiesta del suo avvocato difensore Umberto Pauro e con il consenso dei pubblici ministeri.
Boraso aveva già patteggiato una pena di 3 anni e 10 mesi di reclusione, oltre al pagamento di 308 mila euro, cifra che ha raccolto anche grazie alla vendita della propria casa di montagna in Cadore. In cambio, ha chiuso il suo capitolo giudiziario per dodici capi d’accusa legati a episodi di corruzione.
Da qualche giorno può tornare al lavoro – svolgerà mansioni socialmente utili in una cooperativa – e muoversi liberamente all’interno del territorio comunale di Venezia. L’unico vincolo rimasto è, infatti, il divieto di lasciare la città.
Ma per Boraso i conti con la giustizia non sono ancora chiusi. L’11 dicembre si aprirà una maxi udienza preliminare, che vedrà coinvolti anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il direttore generale del Comune Morris Ceron, il suo vice Derek Donadini e l’imprenditore cinese Chiat Kwong Ching, accusati – a vario titolo – di corruzione, pressioni indebite sugli uffici pubblici e scambi di favori.
Secondo la Procura, Boraso non avrebbe preso parte al presunto tentativo di vendita dei 41 ettari inquinati dei Pili al magnate cinese promettendo vantaggi edificatori. Tuttavia, sarebbe stato coinvolto nell’operazione per far abbassare il prezzo di Palazzo Papadopoli Poerio – da 14 a 10,8 milioni di euro – poi acquistato nel 2019 dallo stesso Ching. Un “sconto” che, nella ricostruzione degli inquirenti, serviva ad avvicinare il finanziere alla città e a preparare il terreno per affari futuri.
Boraso è accusato di aver ricevuto una tangente da 73 mila euro in due tranche per questa operazione. Un'accusa che, come tutte le altre, è stata fermamente respinta dalle difese degli imputati. Sarà ora la giudice Franceschetti a decidere se rinviare tutti a giudizio o optare per il proscioglimento.