MINORI FIGLI DI RECLUSI: CRESCERE TRA LE SBARRE
VERONA- Non hanno alcuna colpa. Eppure molto spesso su di loro ricadono le responsabilità dei genitori. I minori figli di detenuti, e in generale i nuclei familiari che di riflesso vivono l’esperienza di detenzione di un parente stretto, si trovano a fare i conti con gli effetti negativi di una relazione parentale che diventa difficile. Un tema da affrontare con urgenza. In Veneto, i detenuti sono 2.487, oltre mille sono genitori, di cui 123 donne. Le carceri italiane sono luoghi in cui la dignità del recluso viene annientata, note ormai da tempo le molteplici problematiche: sovraffollamento, violenza, gesti estremi, aggressioni, carenza di attività formative , personale inesistente per affrontare dipendenze e patologie psichiatriche. Quali danni psicologici subiranno i bambini crescendo in questo contesto? Compito dello Stato creare le condizioni ottimali per i figli dei reclusi. Attualmente qualcosa è stata fatta , esistono alcune realtà che definiremmo sperimentali : le Case famiglia protette, affidate ai servizi sociali e agli enti locali le uniche due si trovano a Roma e Milano e gli Istituti a Custodia Attenuata per Madri, carceri colorate, senza sbarre, armi, uniformi, nei quali i figli delle detenute possono vivere fino ai sei anni di età, una di queste realtà si trova a Venezia. Il resto sono solo sezioni nido cioè aree protette realizzate all’interno delle carceri. In Veneto una rete di associazioni e realtà non profit che hanno a cuore il problema, nelle province di Verona, Treviso, Vicenza e Venezia, per i prossimi tre anni svilupperà una serie di azioni volte a tutelare la dignità di questi bambini. L’obiettivo è infatti creare le condizioni affinché un minore che vive tale esperienza possa trovare il sostegno professionale e umano per mantenere la relazione con il genitore e sentirsi parte della propria comunità. È partito nelle scorse settimane infatti “Liberi di Crescere”, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Capofila del progetto è la cooperativa sociale Servizi e Accoglienza Il Samaritano Onlus, braccio operativo di Caritas Verona, chiamata a coordinare i partner del progetto attivi a livello locale e regionale.