VICENZA-SCHIO: ECCO LA FERROVIA PEGGIORE DEL VENETO
Ritardi cronici, treni soppressi, stazioni fatiscenti o chiuse da anni. nella geografia delle ferrovie italiane ci sono dei buchi neri storici: dalla Circumvesuviana, che registra ogni anno avarie e sovraffollamenti, alla Roma-Viterbo che ogni anno registra circa cinquemila corse soppresse. La brutta notizia, è che da quest'anno entra nella classifica delle tratte da incubo delle ferrovie dello Stato anche la Vicenza-Schio, l'unica in Veneto a comparire nella classifica di Pendolaria, il report di Legambiente, tra le peggiori della penisola.
L'ennesimo esempio del Veneto dimenticato dalle istituzioni nazionali, in termini di infrastrutture: questa tratta ferroviaria non ha niente di diverso, nella sua complessiva gestione, di quanto non accada per la Statale Romea, per la Statale del Santo o l'autostrada Bologna-Padova.
La Vicenza-Schio è una linea inaugurata nel 1876, per collegare il capoluogo con l’alta pianura vicentina, passando per Anconetta, Dueville, Montecchio Precalcino, Thiene e Marano, fino a Schio. Una tratta molto frequentata, soprattutto da studenti e pendolari, ma che soffre da anni di due principali carenze: non è elettrificata, e quindi vi viaggiano solo motrici a gasolio, e soprattutto è a binario unico, con la frequenza dei treni nelle ore di punta che non può essere all'altezza dei servizi richiesti dal territorio. Non ultimo, conta ben 25 passaggi a livello, di cui sei privati: intralci tecnici che mettono in difficoltà il progetto di elettrificazione previsto da RFI. Sono anni che se ne parla, e apparentemente tutti i livelli amministrativi sono concordi, ma i pendolari attendono fatti concreti.
Eppure è difficile prevedere sostanziali novità nei prossimi anni. In generale, constata Legambiente, il trasporto ferroviario in Italia resta secondario e i finanziamenti ad oggi sono largamente inadeguati: da qui al 2038, tra tutti i miliardi di euro che lo Stato ha previsto di investire nelle infrastrutture, oltre l’87% del totale verrà dirottato sul Ponte sullo Stretto di Messina. E quindi lascerà irrisolti problemi cronici come le linee fatiscenti o i servizi da terzo mondo. Con buona pace degli italiani. Che ovviamente, pagano.