ANNO NERO PER I DIRITTI UMANI: AUMENTANO LE GUERRE
Il 2024 è stato un anno molto difficile per la tutela dei diritti umani. A rivelarlo è il rapporto annuale della Ong Amnesty International, presentato negli scorsi giorni a Roma.
Come riferito dal portavoce dell’associazione Riccardo Noury, l’anno passato ha visto due preoccupanti tendenze: da una parte l’incrementarsi dei conflitti in tutto il mondo, dall’altra la ferma repressione delle proteste.
L’emisfero nord del mondo ha subito negli ultimi dodici mesi il ritorno del cosiddetto “effetto Trump”. Da quando è stato rieletto, il multilateralismo e le istituzioni internazionali hanno subito degli attacchi sempre più frequenti. Un fenomeno che desta preoccupazione e che si aggiunge ad altre situazioni ritenute gravi da Amnesty, come le dichiarazioni di alcuni leader europei poco intenzionati ad applicare il mandato d’arresto internazionale per Netanyahu.
Per quanto riguarda invece l’annoso problema della repressione delle proteste, i fatti più gravi si sono verificati in Bangladesh. Ben mille sono stati i morti provocati dalle forze dell’ordine tra gli studenti che lo scorso luglio hanno protestato contro un decreto ministeriale. Non va meglio in Mozambico, dove le forze di sicurezza locale hanno ucciso circa 400 persone che hanno contestato un risultato elettorale.
Di recente anche la Turchia si è resa protagonista di episodi simili. Il presidente Erdogan ha infatti imposto un divieto generale di protesta ed ordinato l’uso della forza contro i manifestanti andati a protestare contro l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu.
Le condizioni nei Paesi in guerra continuano invece ad essere tragiche. I conflitti armati scoppiati negli ultimi anni stanno peggiorando. Sia a Gaza che in Ucraina Amnesty segnala uccisioni indiscriminate sempre più frequenti e massacri ormai all’ordine del giorno.