IMBOSCATA ISRAELIANA CONTRO LE AMBULANZE
Solo 12 metri separavano le canne dei fucili israeliani dalle ambulanze della Mezzaluna Rossa, il ramo arabo della Croce Rossa Internazionale.
Questo il responso dell’analisi forense condotta dopo che, il 23 marzo scorso, l’esercito israeliano ha esploso a raffica oltre 100 colpi contro alcuni operatori sanitari della Striscia di Gaza, uccidendone 15.
I soldati dello Stato Ebraico si erano difesi affermando di aver sparato a terroristi di Hamas che si stavano camuffando utilizzando mezzi di soccorso falsi.
Ma il video ora li inchioda: la brevissima distanza d’ingaggio, 12 metri appunto, è incompatibile con quanto affermato dai soldati.
In sintesi, è impossibile che le forze di Tel Aviv avessero scambiato gli operatori della Mezzaluna Rossa con combattenti islamici, e chi ha sparato si macchia ora di crimini di guerra, assai gravi aggiungiamo.
Ma lo spauracchio della legge internazionale non ferma le attività israeliane nella Striscia: nella notte Tel Aviv ha condotto due raid a Gaza.
Il primo ha preso di mira il campo profughi di Khan Yunis, provocando almeno 16 morti, soprattutto donne e bambini.
Il secondo attacco ha invece provocato 10 morti, di questi 7 erano bambini, che si aggiungono al drammatico bilancio dei 15.000 corpicini privi di vita contati dall’inizio delle ostilità.
Sul fronte interno, i vertici militari israeliani hanno ricevuto una lettera firmata da circa un migliaio di piloti dell’aeronautica, sia in congedo che in servizio, in cui si chiede che Israele pensi più alla liberazione degli ostaggi che alla guerra contro Hamas.
Il capo di stato maggiore israeliano ha risposto licenziando i piloti in servizio che hanno firmato la lettera.