TREGUA E RIFORNIMENTI A GAZA MA NON BASTA
È stata una domenica di tregua nella Striscia di Gaza. Un tempo breve ma essenziale per i rifornimenti umanitari. Tuttavia, nonostante questo spiraglio di speranza, la situazione continua ad essere drammatica.
L’ordine di cessare il fuoco è stato promulgato dal primo ministro israeliano Netanyahu, il quale, però, continua a negare la carestia che sta colpendo gli abitanti della Striscia. Una decisione, di fatto, quasi imposta dalle organizzazioni internazionali.
Ma questo non è bastato: dei prodotti paracadutati nell’area devastata di Gaza, una buona parte è finita in zone militari inaccessibili dai civili, rendendoli di fatto inutilizzabili.
A causa della situazione attuale, oltretutto, le persone si affollano per recuperare ciò che possono, esponendosi al pericolo, con numerosi incidenti durante il ritiro dei beni.
Le organizzazioni internazionali si sono dette solo in minima parte soddisfatte dalla breve tregua e dal lancio dei viveri, del tutto insufficienti per rispondere alle necessità degli abitanti di Gaza.
Nel frattempo, il presidente statunitense Trump, interpellato a proposito della situazione disastrosa, ha riferito che non spetta a lui decidere la fine degli scontri o meno, in quanto si tratta di una responsabilità del governo israeliano.
Oggi niente è davvero cambiato. I bombardamenti sono ripresi puntualmente e già in mattinata si sono conteggiati decine di morti, diversi dei quali in fila per gli aiuti. A dimostrazione di una guerra ancora ben lontana dal finire.