CAPACI: 33 ANNI FA LA STRAGE, IL RICORDO DI FALCONE
Un piano progettato da tempo, 500 chili di tritolo e un’esplosione terribile. È stato ucciso così 33 anni fa Giovanni Falcone, magistrato simbolo della lotta alla mafia. Quel 23 maggio sull’autostrada A29 nella zona di Capaci persero la vita anche la moglie del giudice, Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta. Una strage architettata dalla mafia e per la quale sono stati condannati i vertici di Cosa Nostra, anche se la procura di Caltanissetta non ha mai smesso di indagare, alla ricerca di nuovi collaboratori nascosti.
Giovanni Falcone ha dedicato la sua vita al contrasto delle organizzazioni mafiose. Un investigatore dall’intuito straordinario in un periodo in cui si negava l’esistenza di Cosa Nostra. Pioniere del metodo di lavoro organizzato in pool e principale fautore, insieme al collega Paolo Borsellino, del primo maxi processo alle cosche, conclusosi con più di 300 condanne.
Il suo ricordo rimane vivo ancora oggi. Questa mattina è stata depositata una corona d’alloro di fronte alla stele commemorativa del luogo dell’attentato. Presenti alla cerimonia il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Tanti gli appuntamenti sia a Palermo che in tutta Italia per celebrare uomo che ha combattuto contro l’indifferenza con coraggio e onestà.
Allora ci domandiamo: a cosa servono queste commemorazioni? Commemorare significa non solo ricordare ma anche seguire il tracciato lasciato da Falcone nell’opporsi ad una criminalità organizzata e diffusa quale è l’Andrangheta dei giorni nostri. Memoria vuol dire ricordare ma anche imparare il rispetto della società in cui si vive.
Negli ultimi anni, il fenomeno mafioso sembra sempre meno percepito ma in realtà continua ad esercitare il suo potere, adattandosi e infiltrandosi nei settori legali dell’economia.