DALLO SPRECO AL RIUSO: SFIDA CONTRO IL CONSUMISMO
Vestiti indossati poche volte, accessori dimenticati negli armadi, elettrodomestici e smartphone sostituiti anche se funzionanti. È l’immagine del consumismo italiano, dove troppo spesso comprare il nuovo sembra più semplice che riparare o riutilizzare.
Il risultato è uno spreco enorme. Basti pensare che ogni anno solo in Italia, 35 milioni di tonnellate di prodotti ancora utilizzabili finiscono tra i rifiuti. Non solo vestiti o oggetti di uso quotidiano ma anche apparecchi elettronici ed elettrodomestici, che pesano in modo significativo su questi numeri. In Europa, questa abitudine a sostituire costa ai consumatori circa 12 miliardi di euro l’anno, che potrebbero essere risparmiati se si decidesse di ripararli o rivenderli.
Qualcosa però sta cambiando. Una direttiva europea, pensata per rendere più sostenibile il mercato dell’elettronica e che dovrebbe diventare realtà dal luglio 2026, introduce infatti il cosiddetto diritto alla riparazione: i produttori saranno obbligati a garantire interventi rapidi e a prezzi accessibili, senza ostacoli nell’utilizzo di pezzi di ricambio indipendenti e con un anno di garanzia aggiuntivo dopo ogni riparazione.
Nel frattempo gli italiani cercano alternative. Sono sempre più diffusi i negozi dell’usato, dove abiti, oggetti e persino elettrodomestici trovano nuova vita. Non solo un modo per risparmiare ma anche una scelta sostenibile che riduce lo spreco e l’impatto ambientale. È un settore in forte crescita che intercetta anche molti giovani, sempre più sensibili al tema del riuso.
Consumare meno, riparare di più e dare una seconda chance agli oggetti: questa la sfida per invertire la rotta del consumismo, tutelando non solo il portafoglio ma anche l’ambiente.