FIDUCIA A URSULA, MA LA MAGGIORANZA ORA SCRICCHIOLA
Non passa la sfiducia a Ursula Von der Leyen. Il parlamento Europeo ha bocciato la mozione con 175 voti favorevoli e ben 360 contrari: per passare sarebbero serviti i due terzi dell’aula, almeno 480 voti a favore. Cassata, quinidi, la sfiducia alla Commissione avanzata dall'europarlamentare Gheorghe Piperea, eurodeputato dell'estrema destra romena e dei Conservatori, per le accuse di scarsa trasparenza nella gestione dei vaccini covid. Un esito rappresenta comunque un bivio per la legislatura, perché ha fatto emergere tutte le tensioni interne alla maggioranza Ursula.
Verdi, Socialisti e Liberali hanno minacciato a lungo lo strappo accusando il PPE di essere sceso a patti con l'estrema destra sui target sul clima, poi per carità di patria hanno fatto marcia indietro. Anche i meloniani, alla fine, hanno deciso con un ordine di scuderia di votare contro la sfiducia ed evitare il blitz dei colleghi del gruppo. Tra gli italiani, quindi, alla fine a votare a favore di Ursula sono stati Forza Italia, Fratelli e Partito Democratico, mentre 5 stelle e Lega hanno votato contro. Ma il risultato finale non sorprende, perché il regolamento a Bruxelles è chiaro: non si può votare una sfiducia solo alla presidente della Commissione, ma bisogna sfiduciare la Commissione intera. E nessuno, o quasi, avrebbe voluto questo scenario proprio alla vigilia della pausa estiva dell'Europarlamento. Anche perché, in questo secondo mandato, le posizioni della Von del Leyen si sono dovute mostrare molto più concilianti, nei confronti delle opposizioni europee. Quella che qualcuno ha definito una maggioranza "à la carte": nemmeno Giorgia Meloni, che a suo tempo aveva votato il via libera all'insediamento della Commissione, poteva voltare le spalle a chi ha - a sorpresa ma non troppo - persino celebrato come esempio positivo l'accordo con l'Albania sui centri migranti. Posizioni che nella maggioranza ovviamente hanno invece creato pesanti malumori, così come per il piano di riarmo o la marcia indietro sul green deal. Insomma: la maggioranza Ursula va avanti, ma è sempre più nel fuoco incrociato dei gruppi. E tirata per la giacchetta anche nelle questioni più spinose.