LUNEDÌ SCADE LA ZONA ROSSA A PADOVA, ORA CHE SI FA?
Ma alla fine, in concreto, la zona rossa all'Arcella è davvero servita a qualcosa? Per i dati conclusivi bisognerà attendere qualche giorno: scade infatti lunedì prossimo, l'ordinanza prefettizia che a giugno aveva istituito il regime di sorveglianza speciale su una vastissima area del quartiere più popoloso, multietnico e chiacchierato della città. Voci di corridoio dicono che in Prefettura si stia valutando l'ipotesi di sperimentarla ora in altre zone di Padova, ma fino a che non ci sarà la firma del prefetto Forlenza rimarranno tutte illazioni. Per ora, perciò, non resta che attendere.
Il sindaco Sergio Giordani ha ribadito il suo scetticismo sulla misura. E l'ha ribadito anche nelle ore in cui in città arriva proprio il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, l'artefice delle zone rosse in Italia, per partecipare alla tre giorni di raduno nazionale dell'associazione della Polizia di Stato. La posizione di Palazzo Moroni è stata contraria sin dal primo momento: stigmatizzare un quartiere con l'etichetta di pericoloso poteva portare solo danni, alla collettività. Di tutt'altro avviso è invece il senatore leghista Andrea Ostellari, che all'Arcella vive, e che è stato il primo sponsor del provvedimento: "Credo che la zona rossa possa ancora essere utile alla città", ha detto Ostellari, "All'Arcella le perone sono grate alle forze dell'ordine per la presenza costante. E in certe zone la situazione è migliorata, mentre in altre c'è ancora bisogno di strumenti speciali", ha detto il sottosegretario alla giustizia.
Per ora non resta che attendere i numeri definitivi, quelli che sono disponibili per ora sono quelli della prima zona rossa padovana, quella applicata intorno alla stazione: 13 mila persone identificate, ma solamente 41 Daspo urbani staccati. Delle due l'una: o vista la zona rossa i delinquenti hanno battuto in ritirata, oppure forse non ce n'erano tanti quanti si immaginava. Il nodo forse è tutto qui: potenziare controlli e pattuglie in un'area della città non solo mette in crisi l'apparato di sicurezza di tutti gli altri quartieri, perché ne distoglie uomini e mezzi. Ma spinge i criminali, quelli veri, a spostarsi. Insomma è un'operazione di pulizia che visivamente può dare qualche piccolo risultato, ma che in realtà semplicemente sposta il problema. E non è con le immagini, che si migliora la percezione di sicurezza dei cittadini.