notizie / 11/02/2025 15:29

MULTE AI CLOCHARD, DIOCESI E COMUNE PROTESTANO

Dopo il sindaco, anche la Diocesi entra a gamba tesa contro la gestione della sicurezza all'interno della "zona rossa" di Padova. Da quando, pochi giorni fa, il nuovo strumento introdotto dal Viminale è stato adottato nella zona di piazzale stazione e delle via adiacenti, i primi controlli a tappeto delle forze dell'ordine si sono infatti tramutati in una gestione della sicurezza che a molti è parsa sorprendente.

La "zona rossa", ricordiamolo, vieta alle persone con un certo tipo di precedenti penali di stazionare nelle aree previste: se vengono controllate e pizzicate, devono spostarsi. Sta di fatto che nei giorni scorsi, gli agenti hanno multato addirittura due senzatetto: una sanzione di trecento euro per non aver rispettato l'obbligo di cambiare aria. Si tratta di due donne: l'una vive in stazione da un anno e mezzo, l'altra da più di nove anni. E non solo quelle multe da 300 euro non le pagheranno mai, ma non è certo con lo sgombero degli homeless che si risolvono i problemi di criminalità di Padova.

Motivo per cui, il primo ad intervenire è stato il sindaco: "I fenomeni di marginalità vanno gestiti con grande umanità", ha detto Sergio Giordani, "Ricordo che quelli di cui si discute sono episodi che esulano dalle fattispecie previste dalla recente ordinanza: Padova è una città dove l’umanità è di casa e dove davvero nessuno vuole nessuna guerra ai poveri".

Una posizione che nelle ultime ore hanno preso, e in maniera anche piuttosto netta, la Diocesi di Padova e le associazioni umanitarie impegnate in prima linea per i più deboli. "Sentiamo la necessità di chiedere alle istituzioni e alle forze dell’ordine di trovare strade comuni per aiutare le persone più vulnerabili, sole e povere". Questo l'invito di Cucine popolari, Sant’Egidio, Costruttori di pace e Caritas: "Non è con le multe ai più poveri che si risolve il problema del degrado di una città. Multare persone indigenti, portatrici di problematiche complesse, non solo rappresenta un accanimento inutile, ma si traduce in un aggravio burocratico altrettanto inutile, senza offrire alcuna soluzione".

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