notizie / 05/05/2025 14:54

"CARCERI, CAMBIA LA MUSICA". MA I DATI SMENTISCONO

“Abbiamo investito così tanto in personale, che se l’avessimo fatto prima parleremmo di sovraffollamento di polizia penitenziaria, e non di detenuti”. Parole e musica del sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro, che dopo aver visitato il Due Palazzi di Padova ha l’ardire di celebrare i risultati del governo nello stesso giorno in cui l’Italia viene bacchettata dall’Eurostat e dalla sua stessa Corte dei Conti: nel primo caso per la sua situazione carceraria, nel secondo per quanto non ha fatto per migliorarla. E la fotografia del paradosso italiano arriva proprio da Padova, uno dei penitenziari più moderni ed efficienti d’Italia che però accoglie il sottosegretario sotto un cartello inquietante: il muro di cinta della casa circondariale è pericolante. Come una coperta corta: si può anche investire, ma la soluzione è lontana. Anche se per la maggioranza, oggi, le colpe sono tutte dei governi passati.

Secondo i dati Eurostat diramati proprio oggi, l'Italia è tra i Paesi con le situazioni più critiche, con un tasso di sovraffollamento carcerario del 119%, meglio solo di Cipro e Francia. E questo è un problema perché da un lato non garantisce la funzione rieducativa della pena, vista le disumane condizioni di detenzione, in alcuni casi limite, dall’altro complica anche il lavoro di chi nelle carceri bada alla sorveglianza.

Secondo la Corte dei Conti, invece, a ben dieci anni dalla conclusione della gestione commissariale, l'attuazione del 'Piano Carceri' è ben lungi dall'essere completata: in sei regioni, Veneto compreso, il sovraffollamento è critico, con casi al limite dell’emergenza, e questo per la mancata realizzazione di numerosi interventi e l'urgenza di completare quelli già avviati. Insomma: qualche investimento è stato fatto, e va bene, ma da qui ad esultare ce ne passa. Anche perché qui si parla di potenziare strutture e personale, ma non ancora di snellire la popolazione carceraria: il ministro Nordio aveva annunciato accordi bilaterali per rimandare i detenuti stranieri nei loro paesi d'origine, ma più di un anno dopo (era l'aprile del 2024) non se n'è più sentito parlare.

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