CARABINIERI UCCISI: A PADOVA I FUNERALI DI STATO
La procura di Verona procede nei confronti dei tre fratelli con l'accusa di strage. Un reato punito che, se portato a giudizio, è punito con il massimo della pena, l'ergastolo, mentre per l'omicidio tutto dipende dalle eventuali aggravanti. Così, sta procedendo il Procuratore della repubblica di Verona, Raffaele Tito, nei confronti dei tre fratelli Ramponi, responsabili dell'esplosione che è costata la vita a tre carabinieri a Castel D'Azzano. I primi due Franco e Dino, giovedì si presenteranno al GIP per l'interrogatorio di garanzia. Non la sorella Maria Luisa, la donna che secondo i testimoni avrebbe materialmente innescato l'esplosione, e che si trova ancora ricoverata in gravi condizioni all'ospedale Borgo Trento di Verona: è ancora intubata in terapia intensiva, e sopportata dalle macchine per la respirazione. Con lei, nello stesso ospedale, rimangono in prognosi riservata anche i due carabinieri feriti più gravemente, anche se fortunatamente nella notte dopo la strage le loro condizioni sono leggermente migliorate: si trovano l'uno in rianimazione cardio-toraco-vascolare, l'altro nel centro grandi ustionati. Con loro, tra gli oltre trenta feriti (altri 7 carabinieri contusi si sono presentati nei pronto soccorso di tutta la provincia nelle ultime ore) rimane ricoverato solo un militare a Villafranca veronese, che ha riportato una frattura e sarà operato.
Per le tre vittime, invece, venerdì 17 ottobre sarà il giorno dei solenni funerali di stato. Si svolgeranno a Padova, nella Basilica di Santa Giustina in Prato della Valle, le esequie solenni del brigadiere capo Valerio Daprà, 56 anni, del carabiniere scelto Davide Bernardello, 36, e del luogotenente Marco Piffari, 56 anni. L'autopsia sui loro corpi è stata fissata per giovedì, dopodichè i feretri saranno portati a Padova, dove tutti e tre vivevano, ed esposti nella camera ardente del comando regionale di via Rismondo. Probabile, che alla funzione partecipino molte delle più alte cariche dello Stato, forse anche il presidente Mattarella e la premier Meloni, i presidenti delle Camere e diversi ministri.
Mentre Padova mette in moto la macchina organizzativa per le esequie, molte località si stringono alle famiglie delle vittime e dei feriti. Trebaseleghe, città dell'alta padovana in cui viveva uno dei militari uccisi, ha organizzato per giovedì mattina una cerimonia con l'alzabandiera insieme con l'Associazione Nazionale Carabinieri e alcuni studenti del luogo. Il comune di Castel d'Azzano, luogo della tragedia, ha invece proclamato sei giorni di lutto e giovedì alle 18 darà vita ad una fiaccolata lungo le vie cittadine per ricordare le vittime della strage. Le bandiere a mezz'asta venerdì, giorno di lutto nazionale, saranno esposte su tutti gli edifici pubblici, come lo sono state già in queste ore sulle sedi di Camera e Senato. A Palazzo Madama ieri si è osservato un minuto di silenzio in onore dei caduti, oggi, quando il ministro Tajani li ha ricordati, si è alzato un lungo applauso.
Ci vorrà tempo, per rimarginare le ferite, anche quelle dell'animo. Per ora, le indagini cercano di far luce sull'accaduto e di individuare le responsabilità. Indubbie, quelle dei tre fratelli ora accusati di strage. Ma il dubbio che potesse essere evitata, o almeno attenuata, rimane. Che in quell'edificio la situazione fosse ad alto rischio lo dimostrano i precedenti e la presenza dei corpi speciali dei Carabinieri, per quella fatale perquisizione. Ma il ferimento di una trentina di persone significa che a rimetterci è stato ben oltre chi stava in prima linea: possibile che qualche dettaglio sia stato sottovalutato? Anche su questi dubbi, la Procura proverà a fare luce.