CREPE E DISSIDI NEI BALLOTTAGGI A ROVIGO E VITTORIO
Tra i sedici comuni veneti chiamati al turno di ballottaggio, domenica 23 e lunedì 24 giugno, ci sono due municipi nei quali al primo turno sono state le spaccature interne alle coalizioni, a fare la differenza.
A Rovigo, unico capoluogo di provincia alle urne quest'anno, la partita è aperta tra Valeria Cittadin, candidata del centrodestra che può contare sulla forza del suo 49,10% al primo turno, e l’ex sindaco del centrosinistra Edoardo Gaffeo, dietro col 28,09%. Non sono arrivati apparentamenti ufficiali con i candidati esclusi dal secondo turno, ma è naturale che a risultare determinanti saranno i voti dei democratici e le duemila preferenze di Palmiro Tosini. Gaffeo, eletto sindaco nel 2019 coi dem e poi subito sfiduciato, tanto da commissariare la città per tre anni, si è ricandidato con i Cinque Stelle arrivando al ballottaggio mentre il partito democratico è crollato all'otto per cento. Rimane da capire se in città prevarranno le vecchie ruggini interne al centrosinistra, o se le affinità di area avranno la meglio. La risposta si avrà solo alle urne, ma il vantaggio di Valeria Cittadin, sostenuta Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e anche da Azione, rimane decisamente consistente.
Se a Rovigo si spaccano a sinistra, la frattura più sanguinosa si consuma nella roccaforte leghista di Vittorio Veneto, unico comune del trevigiano al ballottaggio. In testa c’è Mirella Balliana, candidata di centrosinistra con il 41,23%, subito dietro la coalizione azzurra di Gianluca Posocco che ha raccolto il 32,60%. La Lega si è spaccata dopo l'espulsione di Toni Da Re, che ha sostenuto Posocco, mentre il carroccio ha candidato Giovanni Braido incassando una disfatta, col 7% dei consensi e nessun consigliere comunale eletto dopo oltre vent'anni. Frizioni talmente profonde, che Braido, pur senza apparentamenti ufficiali, ha detto apertamente ai suoi elettori di votare per Mirella Balliana piuttosto che votare per il rivale del centrodestra. Cosa che ha provocato la rivolta della sezione leghista, le dimissioni di tre consiglieri e il commissariamento. Tensioni e fuochi incrociati che sfoceranno nel ballottaggio di domenica e lunedì: l'ultima parola, spetterà solo alle urne.
