DENATALITÀ: NON UN FATTO FAMILIARE MA SOCIALE
La “spirale della denatalità" nel nostro Paese descrive un circolo vizioso in cui il calo delle nascite alimenta a sua volta un invecchiamento demografico che grava su welfare e lavoro. Questo fenomeno strutturale si aggrava con il calo della fecondità femminile e il ridotto numero di donne in età fertile, creando uno squilibrio che minaccia il tessuto sociale ed economico del Paese. Il trend del Veneto è purtroppo abbastanza in linea con ciò che sta accadendo nell’intera Penisola.
Il calo delle nascite non è infatti un semplice dato statistico: è un segnale, una variabile strategica che anticipa scenari strutturali complessi. Quando i bambini diminuiscono, si riduce la futura forza lavoro; rallentano consumi e attività economiche legate alla vita delle giovani famiglie; si indebolisce la base contributiva che sostiene pensioni, sanità, servizi sociali. Tutto il sistema si sbilancia: più anziani da sostenere, meno giovani capaci di generare valore.
In questo contesto, la natalità è molto più di un fatto privato: è una questione di responsabilità sociale. Ogni nuovo nato rappresenta un investimento collettivo che attiva un circuito economico virtuoso: servizi educativi, sanità, professioni, imprese che nascono per rispondere ai bisogni delle famiglie. La vitalità economica di un territorio dipende anche da questo.