FINE VITA, COME VA SCRITTA UNA LEGGE COSÌ DIVISIVA?
Il dibattito sul fine vita continua ad essere estremamente acceso nella società civile, ed estremamente complicato nel dibattito politico. In Italia ogni qual volta si tratta di temi etici o morali, è difficile anche solo arrivare in Parlamento, per ottenere una discussione e poi - forse - una legge. C'è voluto il popolo, per far sì che dopo una lunghissima gestazione un testo fondamentale come quello sull'interruzione volontaria di gravidanza non venisse immediatamente cancellato. C'è perciò da credere che se mai i politici italiani riuscissero a produrre una legge sul suicidio medicalmente assistito, che la Corte Costituzionale ha sollecitato sin dal 2019 rimanendo finora inascoltata, il rischio di un referendum abrogativo sarebbe dietro l'angolo. Ma la domanda che adesso ci poniamo in realtà è un'altra, e cioè: come andrebbe scritta, questa ipotetica legge sul fine vita per far sì che sia la più giusta e corretta possibile?
Come sappiamo, anche la legge italiana sull'aborto ha i suoi punti deboli e le sue incongruenze applicative, e il rischio è che la stessa sorte possa averne una sul fine vita.
Ma ciò che potremmo fare, è allora provare a capire come la materia viene regolamentata all'estero.
In Europa, quello più adottato è il modello olandese, testo poi ripreso anche da Belgio, Lussemburgo, Spagna, Portogallo, Canada e Nuova Zelanda. Una legge che prevede che un medico possa praticare l'eutanasia su un paziente che ne faccia richiesta, purché siano rispettati alcuni criteri: una richiesta libera, consapevole e ponderata, da parte di un paziente che soffre di una malattia terminale con sofferenze insuperabili e non alleviabili, e può essere adottata dopo una rigorosa procedura di controllo e vigilanza medica.
Un altro modello, molto più espansivo, è quello dello stato americano dell'Oregon e di altri 11 stati americani, che permette ad un medico di prescrivere dosi letali di farmaci a malati terminali che ne facciano richiesta: possono infatti farne i maggiorenni mentalmente capaci e affetti da malattia terminale con prognosi infausta inferiore ai 6 mesi.
Chiariamoci: stiamo parlando di situazioni molto più estreme di quella italiana. Quando parliamo di suicidio medicalmente assistito, intendiamo la situazione in cui un medico fornisce al paziente il farmaco con cui lui stesso pone fine alla propria vita. Questa, è la prassi attualmente regolamentata in Italia dalla sentenza del 2019 della Consulta, non l’eutanasia vera e propria che invece riguarda altre nazioni.
Il Parlamento italiano, oggi, dovrebbe discutere del cosiddetto disegno di legge Bazoli che propone, in una decina di articoli, di regolamentare il fine vita in Italia. Ma come spesso accade, sia al Senato che alla Camera il testo è completamente fermo: le distanze tra i partiti sono incolmabili e l'unica cosa che si è mossa è il tentativo delle regioni di andare per conto proprio. Mentre i malati, quelli che di una legge avrebbero bisogno, continuano ad attendere.