L'ITALIA FA POCA PREVENZIONE, MA IL VENETO TIENE
"La sanità del Veneto è in salute, facciamo grandi progetti di screening". Così, a gennaio di quest'anno, il presidente della regione Luca Zaia commentava i risultati di bilancio della sanità veneta ottenuti e raggiunti nel 2024. Un apparato che manovra più di dieci miliardi di euro ogni anno, e nel quale le prestazioni degli ultimi dodici mesi sono aumentate con un'offerta diagnostica importante. A confermarlo, proprio oggi, sono anche i dati della Fondazione Gimbe, che fotografa per la nostra regione un dato assolutamente fondamentale in termini di prevenzione sanitaria: nella classifica di adesione agli screening oncologici, e cioè di quante persone si sottopongono ai test diagnostici preventivi per scongiurare o rilevare per tempo eventuali tumori, il veneto primeggia tra i territori più virtuosi. Per le campagne di prevenzione contro i tumori della mammella, di cervice e del colon-retto, ai primi posti della classifica nazionali ci sono il Trentino, l'Emilia Romagna e appunto il Veneto, che si piazza al terzo posto italiano.
Una buona notizia, in un contesto però nel quale l'Italia registra complessivamente numeri preoccupanti. Oltre cinquantamila tra tumori e lesioni precancerose, spiega Gimbe nel suo ultimo rapporto, sono andati persi per la scarsa adesione dei cittadini agli screening oncologici. E parliamo di servizi gratuiti, organizzati dal Servizio sanitario nazionale, quindi in questo caso non conta, la difficoltà economica di acceso alle cure. Individuare questi tumori avrebbe consentito diagnosi precoci, trattamenti tempestivi, terapie più efficaci, e un numero maggiore di guarigioni definitive. Milioni di cittadini, invece, o non hanno ricevuto o, molto più spesso, hanno del tutto ignorato l'invito a sottoporsi ai test, soprattutto nelle Regioni del Sud. Gli screening oncologici, che tutte le Regioni sono obbligate a offrire gratuitamente, prevedono la mammografia per le donne tra i 50 ed i 69 anni, lo screening del tumore della cervice uterina per le donne tra i 25 ed i 64 anni, e quello colon-rettale per donne e uomini tra i 50 ed i 69 anni. I numeri però parlano chiaro: una persona su due non fa gli screening per mammella e cervice, due su tre quello per il colon-retto. Quasi 16 milioni di persone sono state invitate ad eseguire un test di screening, ma solo 6,9 milioni hanno aderito, con marcate differenze di adesione sia fra i tre programmi sia, soprattutto, tra le diverse Regioni del Paese.
E ricordiamocelo: la prevenzione sul territorio è importante, ma la scarsa prevenzione delle altre regioni inciderà, in futuro, sui bilanci della sanità della nazione intera, oppure richiamerà in Veneto persone di altre località che necessitano di cure oncologiche. Perché la sanità avrà anche le sue divisioni regionali, ma la salute del paese, alla fine, è sempre un problema complessivo. E non solo economicamente.