LA SVOLTA DI FDI: IL TERZO MANDATO TORNA POSSIBILE?
Compagnia, dietrofront! Fratelli d'Italia apre improvvisamente e clamorosamente all'ipotesi terzo mandato, persino per la ricandidatura di Zaia in Veneto. I tempi sono strettissimi, per Palazzo balbi si vota tra ottobre e novembre, ma dopo tutte le chiusure ferree degli ultimi mesi le parole del capogruppo alla Camera degli azzurri, fedelissimo di Giorgia Meloni, suonano come una svolta radicale. "Siamo pronti a discutere "senza preclusioni" del terzo mandato dei governatori. E farlo subito, anche prima della tornata autunnale di elezioni regionali", ha ammesso Donzelli. E questo significa che il partito che sinora aveva sempre chiuso la porta, ora la riapre all'improvviso, riportando in auge la possibilità di mettere mano alla legge che stabilisce gli anni di carica dei presidenti delle Regioni, e di farlo alla svelta, forse anche per rimettere in pista Luca Zaia, il governatore più sulla barricata, insieme al campano De Luca.
La mossa di Fratelli d'Italia è spiazzante. Vero è che le regioni avevano fatto quadrato chiedendo espressamente al Governo di aprire un confronto, ma altrettanto vero è che la questione sembrava ormai chiusa. Non solo Meloni aveva sempre detto no, ma dopo la sentenza della Consulta che aveva cassato la questione per le regioni a statuto ordinario, di fatto dando alla premier un assist clamoroso, il Governo aveva alzato le barricate addirittura per quelle a statuto speciale, aprendo il ricorso contro la provincia di Trento. A rimanere spiazzati più di tutti, sono gli alleati di Forza Italia ("Ne parlerò con Donzelli, noi restiamo contrari", ha commentato a caldo Maurizio Gasparri), quanto i veneti di Fratelli d'Italia. Perché il Veneto rimane la questione più spinosa, e in fin dei conti dietro le quinte si vocifera da settimane che lo strappo sarebbe stato tropo pericoloso per la premier: un'apertura al terzo mandato risolverebbe due problemi, quello di trovare un posto a Zaia nel governo, comunque ingombrante, e scongiurare il rischio di una crisi tra i partiti dell'Esecutivo. Detto fatto: ora non rimane che attendere.