LA VOCE DI UNA MAMMA: "DISCRIMINATA DAL MIO PAESE"
La sentenza della Corte Costituzionale formalmente dà ragione ad alcune coppie di mamme di Lucca, rivoltesi al tribunale per difendere i diritti dei loro figli. Tra queste ci sono due donne sposate, e mamme di una bambina di tre anni e uno di due: la prima era stata riconosciuta da entrambe, il secondo no perché nato il 3 aprile 2023, un mese dopo la circolare del ministro dell'Interno Piantedosi che ne vietava l'iscrizione all'anagrafe con entrambi i genitori.
Ma l'intera battaglia , pur avendo il timbro di Lucca, ha avuto Padova come centro nevralgico da cui tutto è partito. Qui, nella città veneta, il sindaco ha tirato dritto continuando a iscrivere all'anagrafe i figli di coppie di donne: ha avuto ragione dal Tribunale, si è messo contro la Procura e ha visto ricorrere il Ministro dell'Interno in persona.
Oggi, dopo la sentenza che stabilisce i diritti primari di questi bambini e di queste mamme, è proprio in queste famiglie che la felicità è grande. Soprattutto perché la battaglia delle mamme padovane non era ideologica: era fondata sul principio che senza questo pronunciamento, i diritti dei loro figli sarebbero stati negati.
La sentenza della Consulta non ha placato le voci contrarie, soprattutto tra le file leghiste.
«Sono favorevole ai diritti civili ma questa sentenza è inaccettabile: va contro natura, e piuttosto che applicarla mi faccio commissariare dal prefetto», ha esclamato in maniera non proprio diplomatica il sindaco di Noventa Padovana, Marcello Bano. «Negare al nascituro la figura paterna significa escludere da quel progetto una delle due figure fondamentali, oltre che esonerare il padre dalle proprie responsabilità», ha sentenziato invece il sottosegretario Andrea Ostellari. parole che fanno ancora male alle mamme arcobaleno, che adesso hanno però la legge dalla loro parte.