MANILDO: "DOPO TRENT'ANNI IL VENETO VUOLE CAMBIARE"
Sono esattamente trascorsi due mesi, era il 10 luglio scorso, da quando il campo largo in Veneto ha candidato come presidente di regione il trevigiano Giovanni Manildo. Lui, che nel 2013 riuscì a sorpresa a diventare sindaco di Treviso battendo lo sceriffo Gentilini, oggi è chiamato a riprovarci per un'impresa ancora più ardua, almeno sulla carta: battere il centrodestra che governa la regione da trent'anni, chiunque sia il suo candidato. Sostenuto da una coalizione ampia di centrosinistra, Manildo si è presentato anche a Padova, accompagnato dalla segretaria Elly Schlein, per presentare il suo programma, fatto di sanità, lavoro e ambiente.
In Veneto c'è voglia di cambiare, dice il campo progressista. E sicuramente l'addio, annunciato di Zaia è un punto di partenza nuovo, per il fronte democratico. Che in due mesi, dalla candidatura ufficiale di Manildo, è rimasto in attesa del nome di uno sfidante che ancora oggi non è arrivato.
Qualora dovesse esser Alberto Stefani, lo sfidante di centrodestra per le regionali, è un avversario battibile? La risposta di Manildo è chiara: il centrosinistra troppo spesso ha guardato più all'avversario che a se stesso. Stavolta non commetterà questo errore.