MEDICI STRANIERI IN CORSIA? "NON RISOLVEREMO NULLA"
La regione del Veneto, con una delibera firmata poche settimane fa dall'assessorato alla Sanità, ha deciso di dare il via libera all'assunzione di medici provenienti dall'estero, con un titolo non ancora riconosciuto in Italia, per provare a risolvere la cronica carenza di personale degli ospedali e delle ULSS del territorio. Una decisione che non piace per nulla agli ordini dei medici delle sette province, che hanno per questo voluto confrontarsi con l'assessore Manuela Lanzarin, e che incontra da subito lo sfavore del personale ospedaliero.
La proposta della regione è di consentire l'inserimento nel servizio sanitario regionale di medici stranieri in possesso di un titolo di studio conseguito all'estero, ma non ancora riconosciuto in Italia. Misura che era stata autorizzata con la norma «Cura Italia» durante la pandemia. Era una situazione d'emergenza nazionale, però, e la deroga arrivata fino al 2027 appare ai medici italiani, oggi, del tutto ingiustificata. Va bene che negli ospedali veneti mancano circa 3500 medici, ma inserirvi medici non provvisti di regolare abilitazione all'esercizio professionale potrebbe creare problemi?.
Quali possono essere, allora, le soluzioni? Risolvere la carenza di personale è un passo necessario da affrontare per la sanità regionale, ma questo non può bypassare la garanzia di una qualità certa dell'assistenza sanitaria fornita ai pazienti. I medici extra-europei, oggi, per lavorare in Italia dovrebbero prima chiedere al Ministero il riconoscimento dei loro titoli. Derogare a questo prerequisito, rischia di non poter garantire l'esercizio in sicurezza della loro professione sul territorio, anche meramente in termini di certificazioni e prescrizioni.