PROCESSO TURETTA: ULTIMA PAROLA A PM E DIFENSORI
Si riaccendono le telecamere, si riaprono i taccuini: nell’aula della Corte d’Assise del tribunale di Venezia, stiamo entrando nella settimana decisiva. Il processo a Filippo Turetta, imputato per il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto poco più di un anno fa, entra nella fase decisiva. Lunedì e martedì si torna in aula per il momento delle dichiarazioni: ad aprire la terza udienza del processo-lampo al ragazzo di Torreglia, che il prossimo 18 dicembre compirà 23 anni, sarà lunedì il pubblico ministero Andrea Petroni, chiamato a pronunciare la sua requisitoria di fronte ai giudici togati e popolari della corte d’assise, presieduta dal giudice Stefano Manduzio. Dopo la pubblica accusa, toccherà alle dichiarazioni delle parti civili, gli avvocati del padre e dei fratelli di Giulia, oltre che degli zii e della nonna: in tutto, la richiesta è di risarcimenti complessivi per due milioni di euro. Poi, martedì mattina, si tornerà in aula per la quarta udienza, la penultima, e toccherà all’avvocato difensore di Turetta, Giovanni Caruso, pronunciare le proprie dichiarazioni conclusive. Il tutto prima che martedì 3 dicembre la corte, sentite le contro-deduzioni delle parti, si chiuda in camera di consiglio e poi pronunci la sentenza di primo grado.
Nessun dubbio, sul fatto che il pubblico ministero chieda alla corte la pena dell’ergastolo, per Filippo Turetta. Il 22enne è imputato per sequestro di persona e omicidio volontario, con le aggravanti di premeditazione, stalking, crudeltà, porto abusivo d'armi e occultamento di cadavere. Quando uccise l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, l’11 novembre dell’anno scorso, lo fece dopo aver pianificato il rapimento, l’uccisione e la fuga. Per le accuse di rapimento e omicidio volontario, Turetta è reo confesso e l’ha confermato anche in aula, nella sua deposizione a fine ottobre. Ma se la pena sarà a trent'anni o all'ergastolo, come la procura verosimilmente chiederà, tutto dipenderà dalle aggravanti. Per la Procura, ci sono ampie prove e testimonianze che certificano l’ossessione di Filippo per Giulia, la strategia per rapirla, la crudele e barbara aggressione con 75 coltellate, le ricerche online per non farsi trovare e far perdere le proprie tracce. Per la difesa, invece,sarà cruciale il provare a dimostrare che ci fu premeditazione ma non preordinazione: Turetta aveva pensato all’omicidio dell’ex fidanzata, ma l’uccisione vera e propria non era stata predisposta, quella tragica sera dell’11 novembre Filippo non era partito con l’idea che l’avrebbe uccisa proprio quel giorno. Tutto è pronto per le dichiarazioni conclusive, ma alla fine la decisione spetterà alla corte: l'intero processo a Filippo Turetta, e la durata della sua condanna, si giocano su questo punto.