TREGUA OLIMPICA NEL 2026: LO SPORT È "ARMA" DI PACE
Ci sono obiettivi, a volte, che vanno ben oltre la semplice disciplina e il traguardo agonistico. E lo sport, da che mondo è mondo, da sempre si propone come portatore di valori di pace e di fratellanza che nulla hanno a che vedere, per fortuna, con ciò che quotidianamente sentiamo dai telegiornali. Dal 1992 ad oggi, in occasione di ogni edizione dei Giochi Olimpici, il comitato internazionale propone alle Nazioni Unite una risoluzione denominata "tregua olimpica", chiedendo a tutte le nazioni che partecipano ai giochi, soprattutto quelle in guerra, si cessare le ostilità.
è un romantico tentativo di ripetere le gesta degli antichi greci: quando c'erano le antiche manifestazioni sportive, in tutta la Grecia dovevano cessare i conflitti, essere seppelliti i rancori, tutti gli atleti e gli spettatori dovevano poter attraversare liberamente i territori per raggiungere la città di Olimpia.
Oggi, anche per Milano e Cortina 2026 si farà lo stesso: all'Onu sarà presentata a novembre, la risoluzione per la tregua olimpica in corrispondenza dei giochi invernali in Italia. "Vogliamo credere che Olimpiadi e Paralimpiadi possano gettare un seme di pace", ha detto il veronese Andrea Varnier, amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina.
All'inizio degli anni novanta, si decide di aprire questa strada per permettere agli atleti di Serbia e Montenegro di partecipare ai giochi, sotto il vessillo del CIO, per andare oltre a vent'anni di boicottaggi, guerra fredda, attentati e tensioni.
Da allora, la tregua olimpica è sempre stata proposta, ma è evidente trattarsi di un gesto simbolico: negli ultimi anni è già stata violata numerose volte dalla Russia di Putin, che ha invaso l'Abkhazia durante i giochi cinesi del 2008, la Crimea durante i Giochi Invernali di Sochi 2014, e infine ha portato avanti la guerra in Ucraina durante Parigi 2022.
La speranza, però, è sempre l'ultima a morire. E chissà che non possa essere davvero un seme, un gesto di pace e di distensione dare il "là" ad un futuro diverso. Di mezzo, lo sport potrebbe essere un pretesto perfetto. Guardate queste incredibili immagini, per esempio: siamo a Padova, è il 6 gennaio del 1918. Su questo campo, dove oggi c'è il velodromo Monti a fianco del vecchio stadio Appiani (lo si vede perché alle spalle c'è la Basilica di Santa Giustina) si disputò, in piena prima guerra mondiale, una partita di calcio davvero unica. Da una parte il Calcio Padova, formazione integrata da diversi soldati italiani, dall'altra una rappresentativa dei telegrafisti dell’esercito inglese: a dare il calcio d’inizio, sono il generale inglese Harrington nel primo tempo e nella ripresa il colonnello italiano Barbarich. Nello sport, a volte, il risultato non è al cosa più importante. E chissà che anche le prossime olimpiadi italiane possano insegnarcelo.