TURETTA E LE AGGRAVANTI CADUTE: LA PROCURA RICORRE
La Procura di Venezia ricorre in appello contro la sentenza che ha condannato Filippo Turetta. Un ricorso che verrà affrontato davanti alla Corte d'Assise d'appello di Venezia e che arriva a pochi giorni dalla scadenza dei termini, fissata per il 27 maggio. Un ricorso che nelle intenzioni della Procura di Venezia non dovrebbe spostare nulla, dal punto di vista sostanziale, nella carcerazione dell'assassino di Giulia Cecchettin, già condannato alla pena massima - l'ergastolo - in primo grado. Ma che in termini giuridici potrebbe fare, dal punto di vista formale, un'enorme differenza.
Il pubblico ministero, Andrea Petroni, ha deciso infatti di presentare richiesta di appello contestando nuovamente al reo confesso dell’ex fidanzata, uccisa tra Vigonovo e Fossò nella serata dell’11 novembre del 2023, le aggravanti della crudeltà e dello stalking. La corte d’assise, in primo grado, aveva infatti escluso queste due aggravanti: decisione che aveva fatto molto discutere non solo gli avvocati della famiglia di Giulia, ma anche la società civile. Per la corte, presieduta dal giudice Manduzio, il fatto che Giulia non avesse il terrore e la paura di incontrare Filippo dimostra che lo stalking - in punta di diritto - non c'era. Come non ci sarebbe stata crudeltà, nonostante le ben 75 coltellate inferte al alla vittima, perché Filippo era semplicemente inesperto, e non voleva provocare appositamente più sofferenze del dovuto. Se la Corte d'appello darà ragione all'accusa, in ogni caso, l'ergastolo rimarrà tale (e per quello è sufficiente l'omicidio volontario premeditato, che rimane), ma giuridicamente riscriverà una sentenza che, in un periodo in cui l'attenzione ai diritti delle donne e la lotta al patriarcato è alta nella società italiana, aveva lasciato molti dubbi.
I termini per presentare ricorso scadranno il 27 maggio, data entro la quale anche il difensore dell’imputato potrebbe presentare appello: attualmente, non è ancora accaduto.