VIVEVA A MESTRE, IL COMPLICE DEL BOSS EVASO A NUORO
Da un lato, una rete di traffico internazionale di droga che riforniva le piazze di spaccio d’Italia grazie a collaboratori e corrieri. Dall’altro, un’organizzazione che, mentre gestiva i suoi affari nel mondo degli stupefacenti, era riuscita però a far evadere un boss e a nascondere per mesi la sua latitanza.
È un’indagine quasi d’altri tempi, quella che ha portato a numerosi arresti e denunce, in tutta Italia, nelle ultime ore. Un’indagine aperta il 24 febbraio del 20323, quando dal penitenziario di Badu e Carros, in provincia di Nuoro, era evaso il boss Marco Raduano, calandosi con un lenzuolo dal muro di cinta dopo essere riuscito ad uscire nel cortile interno. Il boss era stato poi rintracciato e arrestato in Corsica, nel febbraio di quest’anno, un anno dopo la rocambolesca evasione, ma solo ora si è stretto il cerchio attorno ai suoi fiancheggiatori.
Sette persone sono state arrestate, altre sette denunciate. Tra queste, anche un agente della penitenziaria di Nuoro, che avrebbe fornito i telefonini al boss durante la detenzione, agevolandone la fuga. Ma poi cv’è tutta una rete di fiancheggiatori, smantellata dalla DDA di Bari: cinque persone sono state arrestate a Vieste, in provincia di Foggia, e una a Mestre, nel veneziano. Si tratterebbe, quest’ultima, di un uomo che avrebbe materialmente organizzato la fuga dal carcere insieme al boss, poi aiutato nella successiva latitanza da altri soggetti. Le accuse, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari, vanno dal favoreggiamento, alla ricettazione e corruzione, finon al porto abusivo di armi. Ma c’è anche il traffico internazionale di stupefacenti, perché nell’indagare sulla fuga del boss, gli inquirenti hanno anche scoperto un florido canale di approvvigionamento, nel quale la droga veniva spedita con pacchi postali dalla Spagna verso il Gargano.