CASO TRENTINI, ENNESIMO SCHIAFFO DI MADURO
Non ci sarà, almeno per ora, la missione diplomatica italiana in Venezuela per il caso di Alberto Trentini. L’inviato speciale della Farnesina, Luigi Vignali, non è stato ricevuto dalle autorità venezuelane, nonostante le rassicurazioni iniziali. Il viaggio, previsto per cercare di sbloccare la vicenda del cooperante italiano detenuto a Caracas, è stato rinviato di almeno un paio di settimane.
A confermarlo è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Abbiamo mandato un inviato, gradito anche alla famiglia di Alberto Trentini, ma è il governo venezuelano che decide se far avere un colloquio o no. Stiamo cercando di fare tutto il possibile, ma non è così semplice».
Alberto Trentini, originario del Lido di Venezia, è detenuto dal 15 novembre scorso con accuse generiche e mai formalizzate di terrorismo e cospirazione. Al momento del suo arresto stava lavorando per l’Ong Humanity & Inclusion, impegnata nell'assistenza alle persone con disabilità. Da allora, sono passati più di 260 giorni, e in tutto questo tempo ha potuto contattare la famiglia soltanto due volte: a maggio e a fine luglio, per pochi minuti.
La sua famiglia, insieme all’associazione Articolo 21 e a numerosi attivisti, continua a battersi affinché non cali il silenzio sulla vicenda. «Dopo quasi nove mesi di detenzione Alberto deve tornare a casa», chiedono con forza i familiari, che però non rinunciano alla speranza: «Confidiamo che il dialogo possa proseguire e abbiamo fiducia nell’impegno della nostra diplomazia», ha detto la legale della famiglia, Alessandra Ballerini.
Quello di Alberto Trentini non è un caso isolato. Sono almeno quindici gli italiani detenuti nelle carceri venezuelane. Una realtà che fa emergere un quadro inquietante: il Venezuela di Nicolás Maduro continua a usare la cosiddetta diplomazia degli ostaggi come strumento di pressione politica.
È l’ennesimo schiaffo da parte di un governo che, da anni, utilizza la detenzione arbitraria di cittadini stranieri – spesso umanitari o oppositori – come leva per ottenere concessioni internazionali. Una strategia cinica che calpesta i diritti umani e rende ogni negoziato un terreno minato. Alberto Trentini oggi è simbolo di questo ricatto diplomatico. E l’Italia non può permettersi di abbassare la guardia.