L’EREDITÀ DEI 15 MILA DI MARGHERA
La sensazione è che queste immagini saranno difficili da scordare. 15, forse 20 mila persone in corteo a Marghera fino al Porto di Venezia.
Un serpentone umano a sostegno del popolo palestinese, una delle tante manifestazioni che in questi giorni stanno riempiendo le piazze d’Italia, ma allo stesso tempo una delle più affollate e una delle più scenografiche.
Una dura condanna dei manifestanti nei confronti delle azioni israeliane nella Striscia di Gaza, una altrettanto ferma solidarietà al popolo palestinese.
Da qui la decisione di bloccare per alcune ore il Porto di Venezia da dove, hanno sottolineato più volte i partecipanti al corteo, passano anche milioni di euro in armi destinate proprio a Israele.
E nonostante i toni aspri, a Venezia la situazione non è mai sfuggita di mano. Il momento più critico si è registrato poco dopo le due del pomeriggio quando la Polizia, nel tentativo di disperdere la folla, ha azionato gli idranti.
Ma per fortuna non si è andati al di là di qualche bottiglia lanciata e di qualche insulto. I manifestanti hanno resistito ai getti d’acqua intenzionati a proseguire nella loro azione di disobbedienza più possibile. Fino a quando verso le tre del pomeriggio, quando il blocco del Porto andava avanti da quasi cinque ore, hanno deciso di fare marcia indietro.
Ma a quel punto il messaggio era stato lanciato forte e chiaro.
Immagini molto differenti da quelle di guerriglia urbana che si sono viste a Milano e che hanno fatto distogliere l’attenzione dai veri motivi della protesta.
Le manifestazioni comunque proseguiranno, fanno sapere gli organizzatori. E all’elenco intanto si aggiunge anche il Sindacato Uil, che ha annunciato una fiaccolata per mercoledì alle 18.00 a Mestre: partenza dalla sede di via Bembo, corteo lungo via Cappuccina e conclusione in Piazzetta Ventidue Marzo.