PALUDE, CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER BRUGNARO
La Procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati nell’ambito dell’inchiesta “Palude”, compreso il sindaco Luigi Brugnaro. Con il Primo Cittadino, anche il direttore generale del Comune Morris Ceron, il vice capo di gabinetto Derek Donadini, il magnate di Singapore Ching Chiat Kwong e l’imprenditore Claudio Vanin, testimone chiave dell’accusa.
L’accusa mossa dai PM Roberto Terzo e Federica Baccaglini è di concorso in corruzione: nel mirino, in particolar modo, l’area dei Pili, di proprietà dello stesso sindaco, che Brugnaro avrebbe tentato di vendere in cambio di presunti favori urbanistici, tra cui promesse di aumenti di cubatura e cambi di destinazione d’uso.
Nell’inchiesta rientrano anche altri imprenditori e funzionari pubblici accusati di aver versato tangenti all’ex assessore Renato Boraso per ottenere favori: da appalti a informazioni riservate, fino a pressioni sugli uffici pubblici. In totale sono 34 le persone e 14 le aziende coinvolte.
Un nuovo capitolo dell’inchiesta Palude – che la scorsa estate aveva portato all’arresto di Boraso – che arriva ad un anno dalle prossime elezioni amministrative, previste per la primavera del 2026.
Un anno che si preannuncia caldissimo: da un lato l’ombra di un maxi processo, dall’altro le diverse richieste di dimissioni che negli ultimi mesi opposizioni e comitati hanno avanzato nei confronti del sindaco.
Brugnaro ha sempre respinto le accuse al mittente e ha confermato in più occasioni di non voler fare un passo indietro.
Ma le richieste di dimissioni, c’è da scommetterci, ora torneranno a farsi sentire con una voce ancora più forte.