SCOMODO A ISRAELE, PARROCO RESPINTO ALLA FRONTIERA
Respinto alla frontiera ed espulso da Israele: è quanto capitato a don Nandino Capovilla, parroco della chiesa del Quartiere Cita di Marghera.
Don Nandino, famoso per le sue battaglie a favore della pace e del dialogo tra i popoli, era sbarcato a Tel Aviv insieme ad altre 15 persone per un pellegrinaggio organizzato da Pax Christi, un movimento cattolico internazionale per la pace.
Nemmeno il tempo di atterrare, quasi, che già era stato raggiunto dal provvedimento di espulsione per “ragioni di sicurezza nazionale”.
Dopo essere stato trattenuto per sette ore in un locale delle autorità israeliane, è stato imbarcato in un volo per la Grecia e ha raggiunto l’Italia nel primo pomeriggio di martedì.
Ad accoglierlo, a Fiumicino, decine di persone che lo hanno salutato con urla, un forte applauso e con, immancabili, cori pro Palestina.
“Basta una riga per dire che sto bene mentre le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo stato che tra i suoi "errori" bombarda moschee e chiese mentre i suoi orrori si continua a fingere che siano solo esagerazioni” ha scritto sui social don Nandino dopo aver riavuto indietro il suo cellulare.
Evidentemente, per Israele, la sua è una figura scomoda. Forse per il suo libro “Sotto il cielo di Gaza”, forse per le sue continue prese di posizione contro le azioni dello Stato Ebraico in Palestina. Forse, per tutti e due i motivi.
Don Nandino era divenuto famoso per il selfie scattato nel 2019 con Papa Francesco mentre il Santo Padre teneva in mano una spilla con la scritta “Apriamo i porti”. Due anni prima, il Pontefice si era già dimostrato vicino alla realtà del quartiere Cita di Marghera, inviando 200 euro ad un senzatetto della Parrocchia che gli aveva scritto una lettera raccontandogli le sue difficili condizioni.