TRENTINI CHIAMA A CASA, PER LA SECONDA VOLTA
Una voce al telefono, pochi minuti per dire “sto bene” e provare a rassicurare chi, da oltre otto mesi, vive nell’angoscia. È quella di Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto dal 16 novembre scorso in Venezuela, che sabato sera ha potuto parlare per la seconda volta con la madre Armanda.
La telefonata, confermata dalla famiglia e dal ministero degli Esteri, è arrivata a quasi tre mesi dalla precedente, dello scorso 16 maggio. Un momento tanto atteso quanto commovente per i genitori di Alberto.
«Pur nella costante angoscia, siamo sollevati per aver potuto sentire, per pochi minuti, la voce di Alberto – ha dichiarato la famiglia –. Esprimiamo gratitudine verso le istituzioni italiane e venezuelane che si stanno adoperando per la sua liberazione. Speriamo di poterlo riabbracciare presto a casa».
Trentini, 45 anni, originario del Lido di Venezia, si trovava in Venezuela per conto di una ong impegnata nel sostegno a persone con disabilità. Era stato arrestato lo scorso novembre ad un posto di blocco. Con lui era stato fermato anche l’autista della ong. Da allora è detenuto nel carcere di El Rodeo, a Caracas, senza un capo d’accusa preciso.
Nel frattempo la diplomazia italiana si muove: il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in accordo con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha nominato Luigi Vignali, direttore generale per gli Italiani nel mondo, come inviato speciale a Caracas per i detenuti italiani.
Vignali, già coinvolto nei casi di Giulio Regeni e Marco Zennaro, seguirà da vicino la situazione di Trentini e quella di altri circa quindici italiani oggi reclusi in Venezuela. «Il suo compito – ha spiegato Tajani – sarà dialogare per ottenere la liberazione di prigionieri politici che, a nostro parere, non hanno commesso reati».
La nomina è stata accolta con “speranza e fiducia” dalla famiglia Trentini, che continua a contare sulla pressione istituzionale e sulla mobilitazione dell’opinione pubblica. In Italia, infatti, proseguono le iniziative di solidarietà promosse dagli amici di Alberto, determinati a non far calare l’attenzione sul suo caso.
Obiettivo comune: riportare Alberto Trentini a casa, il prima possibile.