VOGALONGA: LA FESTA DEL REMO MA SENZA I VENEZIANI
Un colpo di cannone dà il via alla Vogalonga 2025: Venezia si ferma e si trasforma in una distesa di remi, colori e bandiere. Oltre duemila imbarcazioni, più di settemila vogatori iscritti, provenienti da 33 Paesi.
La Germania guida la flotta internazionale con oltre 1.200 partecipanti, seguita da Francia e Ungheria. Le barche a remi solcano il bacino di San Marco, attraversano la laguna nord da Sant’Erasmo a Burano, per poi fare ritorno in Canal Grande.
È la 49esima edizione di una manifestazione che nasce nel 1974 da un gruppo di appassionati vogatori, come risposta pacifica al crescente problema del moto ondoso e della motorizzazione aggressiva in laguna. Una protesta silenziosa diventata festa, che ancora oggi rilancia il messaggio del “ritorno alla lentezza” per salvare Venezia.
Ma sotto la superficie della festa, emergono anche le contraddizioni. I veneziani remano sempre meno: appena 898 i vogatori locali su 177 barche.
Per i portavoce del gruppo “Insieme”, che riunisce 33 remiere lagunari, la causa è chiara: lo spopolamento.
Una spiegazione, certo. Ma forse non l’unica. La Vogalonga è sempre più internazionale, spettacolare, fotografata. Ma per molti veneziani, la manifestazione rischia di apparire sempre meno "loro": un evento turistico più che identitario.
La fatica della voga, la manutenzione delle barche, la mancanza di spazi per le remiere, e un ricambio generazionale che stenta: tutti elementi che contribuiscono a questo distacco.
Resta però intatto lo spirito originario: un grido silenzioso che si fa gesto, per dire che un’altra Venezia è possibile. Ma per quanto tempo ancora, se a remare saranno sempre più stranieri?