IL SUBDOLO GIOCO DEI VELOX: NOI, OBBLIGATI A PAGARE
Il censimento degli autovelox è arrivato a compimento: sono ben 427 gli apparecchi di rilevazione della velocità installati in tutte le strade del Veneto e adeguatamente inseriti dalle amministrazioni competenti (comuni, province, regione e polizie stradali) all'interno dell'elenco ufficiale che è ora consultabile su internet da tutti ,attraverso il sito del Ministero dei Trasporti. Un elenco che mostra tutti gli apparecchi abilitati alla rilevazione della velocità e, di fatto, li rende utilizzabili dagli enti proprietari, ma che non risolve il vero e più grande problema che sta alla base delle diatribe, anche legali, tra amministratori e associazioni dei consumatori.
Il portale voluto dal ministero, infatti, sancisce in base alle nuove regole del codice della strada un principio cardine: gli autovelox che non compaiono su questa lista rendono da oggi nulle le eventuali multe con essi staccate. Il che, però, non significa che lo diventino in automatico: gli automobilisti dovranno comunque impugnarle davanti al giudice di pace. Altra questione è invece il problema della differenza tra omologazione e approvazione: questo famoso elenco approva gli autovelox che vi sono inseriti, ma per i giudici non vale come omologazione: lo stesso cavillo che da due anni manda ai matti automobilisti e amministrazioni locali, rimane così com'è. La Cassazione continua a ribadire che gli apparecchi devono essere omologati, non semplicemente approvati, ma una nota del ministero arrivata pochi giorni fa ne ribadisce invece l'opposto, e cioè che approvazione e omologazione sarebbero equivalenti. Come a dire: per noi è così, e se poi questo genera montagne di ricorsi, chi se ne importa.
Facciamo quindi un rapido riassunto. Il Ministero vara un elenco che approva i velox, ma nulla dice sul fatto che quelli non approvati possano continuare a multare indisturbati: sarà l'utente, come sempre, eventualmente a farsi sentire per dimostrare di avere ragione. E lo stesso ministero approva, e dice che ciò significa anche omologa, nonostante la giustizia italiana da due anni ripeta che così non va. Sapete a cosa serve tutto questo? A costringere gli automobilisti a pagare, o con la multa, o con il ricorso in entrambi i casi: ne vale la pena, per lo Stato, perché la stragrande maggioranza sono coloro che pagano, e nemmeno ci provano ad andare in tribunale, perché non hanno né tempo né denaro da perdere.