MATTEOTTI, LA STORIA E L’OMAGGIO ALLA MEMORIA
Hanno fatto il giro delle TV e del web le immagini del Monumento a Giacomo Matteotti danneggiato da un atto vandalico. È successo lunedì, a ridosso del Tevere, nel centro di Roma. Immediate le reazioni delle istituzioni, che hanno espresso sdegno e condannato il gesto vile compiuto contro la memoria dello statista polesano.
Non è la prima volta che la lapide viene danneggiata: un evento simile era accaduto nel 2017 e, anche in quell’occasione, vi erano state polemiche sul vandalismo.
A oltre cento anni dal suo assassinio la figura di Giacomo Matteotti continua ad avere un peso.
Forse è poco noto ai più ma la sua famiglia era originaria di Fratta Polesine, in provincia di Rovigo. Ed è proprio a Rovigo dove iniziò la formazione del giovane Matteotti, al liceo Celio.
Da sempre al fianco delle fasce più svantaggiate della popolazione del tempo, fu osteggiato diverse volte da parte dei suoi oppositori.
Con l’ascesa di Mussolini divenne la figura chiave del primo antifascismo, arrivando ad accusare pubblicamente, con un discorso rimasto nella storia, le irregolarità nella presa del potere da parte del Partito Fascista.
Proprio quel discorso al parlamento, gli fu fatale. Il 10 giugno 1924, infatti, venne rapito e ucciso da dei sicari fascisti, ingaggiati dallo stesso Mussolini, che si assunse la completa responsabilità dell’assassinio.
Ma cosa resta oggi della vicenda di Matteotti? La sua eredità antifascista, l’impegno civile, la grande determinazione. Ma anche luoghi fisici dove tenere viva la sua memoria.
A Fratta Polesine, ad esempio, da poco più di un anno è di nuovo possibile visitare la sua casa museo. Un luogo perfetto per entrare nella vita del grande politico. Un luogo che, al pari del monumento romano, va conosciuto e rispettato come patrimonio condiviso di democrazia.