REGIONALI, MELONI APRE ALLA LEGA
Il centrodestra si è ufficialmente messo in moto ma per la fumata bianca c’è ancora da attendere. È andato in scena a Roma il tanto atteso nuovo vertice di maggioranza tra Meloni, Salvini, Tajani e Lupi. E questa volta si è davvero parlato di regionali: sei le regioni che andranno al voto in autunno, con gli occhi però puntati sul Veneto, dove la maggioranza forse si gioca qualcosa in più e dove la scelta del candidato è più cruciale rispetto che altrove.
Cosa sappiamo fino ad ora. Primo: una decisione ancora non è stata presa. Secondo: Fratelli d’Italia avrebbe aperto a lasciare il Veneto alla Lega. Terzo: c’è la grande incognita della lista Zaia, in grado – a detta del Presidente uscente – di portare a casa anche il 40% delle preferenze e oltre.
Ma andiamo con ordine. Non è ancora tempo della fumata bianca, prima di tutto: “si è iniziato a ragionare in modo costruttivo sui candidati con l'obiettivo condiviso di individuare figure autorevoli e vincenti, capaci di rappresentare al meglio i territori e le istanze dei cittadini. I leader torneranno a incontrarsi la prossima settimana per proseguire il confronto” recita la nota congiunta diffusa in serata. Segno che c’è ancora qualche angolo da smussare.
Però – e qui arriviamo al secondo punto – la Premier Meloni sembrerebbe essersi convinta a lasciare il Veneto nelle mani degli alleati del Carroccio. In cambio della Toscana e delle Marche, certo, ma in cambio – e qui la questione si fa interessante – anche e soprattutto della rinuncia di Zaia a presentare una lista che porti il suo nome.
Che Zaia “tiri”, sia con una lista propria che mettendo qualche suo riferimento nel simbolo della Lega, Meloni lo sa bene.
E così, togliendo il Governatore uscente dai giochi, la Premier confida nell’ottimo risultato di Fratelli d’Italia anche in Veneto. E questo, al di là della casacca del futuro Presidente, non sarebbe un aspetto da sottovalutare.
Se fosse così, chi sarebbe il candidato? Tutto porta al nome del segretario regionale della Lega Alberto Stefani. Ma non è ancora tempo degli annunci ufficiali.
Infine, due note a margine. No all’election day tra le sei regioni e no allo slittamento del voto in primavera. Insomma, si voterà tra ottobre e novembre. E per il centrodestra ora si arriva il momento di correre.