REFERENDUM, ENNESIMO SCHIAFFO ALLA CLASSE DIRIGENTE
Per la ventinovesima volta nella storia italiana, il referendum non raggiunge il quorum. Altri cinque referendum abrogativi, quest’anno, non hanno raggiunto la soglia minima per essere validi. Negli ultimi vent'anni, questa era la decima tornata referendaria: solo nel 2011, ormai, si è superata la quota del 50% più uno dei votanti. In tutti gli altri nove casi, dalla giustizia alle trivellazioni, dall'articolo 18 alla cittadinanza, oggi, nessuno ha mai raggiunto il limite minimo per essere valido.
Che abbia vinto il si o il no, ai cinque quesiti, non conta: l’affluenza si è fermata poco sopra al 30% in Italia, col Veneto addirittura al 26%, sotto la media nazionale e quartultima regione per affluenza, peggio solo Trentino, Sicilia e Calabria: un evento che non accade spesso. Tra le province, affluenza massima tra il veneziano e il padovano (poco sotto il 29%), mentre Treviso, Rovigo, Verona e Belluno chiudono tutte sotto il 25%. In un solo comune si è superato il 40% dei votanti: a Soverzene, 360 anime in provincia di Belluno, ha votato il 47% degli aventi diritto.
E allora adesso, a urne chiuse, ci si domanda ancora una volta che cosa si possa fare per porre fine a questo trend ormai chiaro. Sempre meno gente va alle urne ed esercita il proprio voto, ed è così che ormai indire un referendum – questo accade da due decenni - significa statisticamente ottenere l’unico risultato di buttare via soldi pubblici: del 90% dei casi, infatti, è un voto che non ha alcun esito.
Qualcuno, in queste ore, ha proposto di abolire il quorum, altri hanno proposto di abbassarne la soglia. Altri ancora, hanno invece auspicato che per indire un referendum si alzino le firme necessarie dalle attuali 500 mila al doppio, un milione.
Un’altra soluzione la proponiamo noi: se la politica vuole riavvicinare la gente al voto, cominci a mettere in pratica ciò che la gente chiede. Negli ultimi vent'anni un solo referendum, quello del 2011, ha raggiunto il quorum. Era quello sull'acqua pubblica, un quesito che a distanza di tre lustri è stato prontamente disatteso da tutte le successive legislature, tanto che oggi contro l’Italia pende un possibile ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'uomo per non aver dato seguito a quella decisione che il popolo prese con il referendum. Se si vogliono riportare gli italiani alle urne, lo si faccia con l’unica arma davvero utile: l’ascolto delle vere necessità del popolo.