POLESINE: NOVO CASO DI CAPORALATO IN AGRICOLTURA
ROVIGO - Reclutavano connazionali con la promessa di lavoro per poi sfruttarli nei campi del polesine. La Guardia di Finanza su disposizione della Procura della Repubblica di Rovigo ha dato il via alle indagini che hanno portato a smantellare un giro di fatture false e di caporalato nel settore agricolo nel polesine. Dalle ricostruzioni investigative padre e figlio di origini marocchine su compenso, reclutavano connazionali allettandoli con la promessa di vitto, alloggio e lavoro in Italia per conto di 4 aziende agricole. I lavoratori venivano accompagnati presso le aziende agricole del polesine a bordo di furgoni fatiscenti di proprietà dei due “caporali”. Scaricati sui terreni lavoravano per 12 ore consecutive e con temperature superiori ai 30 gradi. Sarebbero 18 braccianti magrebini identificati, fra i quali due lavoratori in nero ed un clandestino, trovati sui campi senza dispositivi di protezione, senza formazione e senza aver effettuato le visite mediche previste dalla normativa di settore. Condizioni di lavoro estreme per una retribuzione oraria di circa 6,00 euro fronte dei circa 10,50 euro dichiarati in buste paga mai consegnate ai lavoratori. Alloggiati in ambienti degradanti, privi delle più elementari condizioni igienico sanitarie, senza riscaldamento e acqua calda, senza docce nei bagni, muffe diffuse sulle pareti. Non meglio il cibo e gli scarti di alimenti conservati nelle camere da letto in assenza di frigoriferi. I braccianti dormivano su vecchi materassi sul pavimento tra rifiuti e panni sporchi. Al termine delle indagini, gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno denunciato per concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro i due reclutatori marocchini e i 4 imprenditori agricoli. Scoperto inoltre un giro di fatture false e di evasione, fra IRES, IRAP ed IVA, per quasi 370.000 euro.