IL VENETO STUDIA UNA SUA "AUTONOMIA" SUL FINE VITA
Su autonomia e fine vita il centrodestra va avanti in assoluto ordine sparso. E non è una sensazione, basta vedere come si sta muovendo il Veneto, e soprattutto il suo presidente Luca Zaia, per capire come sulle due grandi tematiche che agitano e contrappongono i partiti della maggioranza di governo, la regione traino del Nordest sia intenzionata quantomai a fare da sè. Sulla riforma autonomistica creata dal ddl Calderoli, Zaia è pronto tirare dritto sulle prime materie, con l'intento di chiudere al più presto con Roma gli accordi per la prima, quella della protezione civile. E non esclude nemmeno di avviare, al più presto, le pratiche per l'apertura di un dialogo anche su giustizia di pace e previdenza integrativa. "Il Governo farà la sua parte mettendo mano al testo sui 14 punti sottolineati dalla Consulta", garantisce il presidente del Veneto.
Dietro le quinte, sembra tuttavia che il Governo abbia attualmente problemi ben peggiori a cui pensare, rispetto all'autonomia differenziata: saranno i prossimi mesi a confermare o meno le buone sensazioni che filtrano da Palazzo balbi. Dove, al contrario, si continua a parlare di fine vita, e anche in questo caso a muso duro contro le decisioni di Palazzo Chigi: se il Governo impugna la legge regionale della Toscana, il Veneto guarda oltre e il suo presidente medita di studiare una circolare alle ULSS per regolare - se ce ne saranno i limiti amministrativi - con piccole linee guida per uniformare la gestione delle richieste di suicidio medicalmente assistito.