LISTE D'ATTESA, ZAIA: "NESSUNO MEGLIO DEL VENETO"
Solo nell'ultimo anno, ben 4 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure a causa dei lunghi tempi di attesa. A un anno dal varo del decreto legge sulle liste d'attesa, la situazione della sanità italiana sembra insomma ben lontana dalla soluzione: secondo il rapporto elaborato dalla Fondazione Gimbe, il 7% della popolazione dichiara di aver rinunciato alle prestazioni sanitarie per le liste d'attesa troppo lunghe, mentre per oltre il 5% la rinuncia a cure o esami diagnostici è stata causata dalle difficoltà economiche.
Uno scenario decisamente nero, nel quale però brilla la situazione del Veneto.
Nella nostra regione, l'onda lunga del coronavirus, e le sue ripercussioni sulla sanità regionale, sembrano finalmente alle spalle. Oggi si contano liste d'attesa a zero per la categoria 'B', una coda di 2 mila prestazioni circa per quella 'D' e 5.300 circa per la categoria 'P'. Un obiettivo che è stato raggiunto avviando una task force che ha preso in mano la situazione delle prestazioni arretrate ben prima che il Governo intervenisse con il decreto legge di dodici mesi fa.
Il risultato è che oggi, nei dati del ministero della Salute, il Veneto sia la miglior regione per smaltimento delle liste d'attesa. Il Veneto, però, eroga ogni anno 17 milioni di prestazioni ambulatoriali, ha un'offerta diagnostica che migliora. Ma potrebbe fare ancora meglio, banalmente se avesse più forze e disposizione: la carenza di medici, lo sappiamo, incide sulla qualità dell'offerta sanitaria. E mancando 3500 medici rispetto a quelli che in Veneto servirebbero, si sta cercando di fare il meglio, pur con un buco di organico davvero importante.